Omelia per la Domenica delle Palme - Solenni Quarantore 2017

di don Riccardo Pane

In questa riflessione mi fermerò su due figure. La prima figura su cui vorrei fermarmi è Barabba. Alcuni manoscritti di Matteo lo chiamano Jesus Bar Abba. Non sappiamo quanto questa tradizione manoscritta sia attendibile, ma comunque sia ci permette una riflessione. Il parallelismo con Gesù Cristo Figlio di Dio Padre è impressionante e deve farci riflettere. Barabba e Gesù sono uno il rovesciamento dell’altro: l’uno colpevole e graziato, l’altro innocente e condannato. Ma
Barabba non fa pendant solo con Gesù: è in contrapposizione anche con quell’altro suo collega di misfatti, il ladrone di destra, colpevole e condannato dagli uomini, ma graziato da Dio.
Vogliamo allora riflettere brevemente su questa incredibile dinamica di ribaltamenti che il vangelo ci propone. Per farlo dobbiamo porci una domanda preliminare: qual è la vera libertà? Quella che dona Dio o quella che donano gli uomini? Qui infatti siamo di fronte a due liberazioni diverse (o se volete a due condanne diverse): quella che gli uomini donano a Barabba e quella che Dio dona al ladrone di destra. L’una si contrappone all’altra. Gli uomini liberano Barabba, ma si
tratta veramente di vera e duratura liberazione, o piuttosto è solo effimero e transitorio godimento di una parvenza di libertà? Gli uomini condannano Gesù e il ladrone ad essere inchiodati sulla croce: apparentemente è la negazione più radicale di libertà, eppure si tratta di una non-libertà piena di fecondità e di frutti di liberazione duratura.
Jesus Bar Abba è figlio di suo padre, ma chi è veramente suo padre? E’ lo stesso di Gesù, il Figlio del Padre, il Cristo salvatore? Ascoltiamo le parole di Gesù che non hanno bisogno di ulteriori commenti: Giov 8:31 “Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di
nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?». Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!». Gli risposero: «Il nostro padre è Abramo». Rispose Gesù: «Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero: «Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna”.
Ma c’è anche un altro ladrone ed è la seconda figura sulla quale ci fermiamo: il ladrone di destra, al quale la tradizione ha dato anche un nome: Dismas. Ma desidero che a proseguire la meditazione sia un padre della Chiesa armena a me molto caro:
“Tre legni innalzati e tre uomini crocifissi insieme stanno in un unico supplizio, nessuno di loro in una posizione più agevole rispetto a un altro, nessuno in un supplizio più atroce. In questo luogo mi meraviglio molto e rimango stupito da dove venisse fuori quel ladrone difensore della verità. Vide con gli occhi chiaramente senza alcuna sorpresa. Prima non conosceva affatto la dottrina veritiera del Signore. Nelle sue azioni era privo di opere rette. La sapienza celeste era lontana da lui, infatti era figlio del peccato e alimento per l’amarezza. Un uomo che, rigettato dalla città come un folle fin
dalla sua fanciullezza, allontanato dall’umanità, avendo in odio la luce del giorno e amando la tenebra della notte, era complice di ladri distruttori di città, compagno di briganti rapaci. I suoi pensieri erano fraudolenti e le sue azioni abbiette. Era amico degli ignobili e caro agli impudenti, odioso ai temperanti, esecrabile per ogni uomo amante del bene. Ricercato dal giudice, fu catturato per i suoi numerosi delitti; e per i suoi numerosi delitti stava al supplizio di morte. E ora cosa dice? 
Rimproverando il compagno e condannando se stesso, si trova ad essere censore dei sacerdoti e ancor più dei capi dei sacerdoti. Mi pare che biasimi molto il giudice e insieme riprenda anche il sinedrio e dileggi la sapienza dei colleghi del giudice. Il suo compagno, invece, era partecipe delle bestemmie del popolo e incominciò a dire dileggiando: «Se veramente tu sei il Cristo, salva te stesso e noi insieme a te!». Ma l’altro, a gran voce, all’udire tutto il popolo, cominciò a litigare con il compagno e a dire: «Tu non temi Dio e sarebbe opportuno che tu fossi svergognato anche dagli
uomini! Noi disgraziatamente paghiamo il fio secondo la nostra condotta perversa, ma costui perché? Non aveva fatto nulla di male e non ha mai fatto del male a nessuno». Mentre diceva queste cose, tutta la moltitudine di coloro che l’accusavano era confusa. E riprendendo la parola, il ladrone disse: «Signore Gesù, ricordati di me alla venuta nel tuo Regno».
Non conosco il nome di quell’uomo e mi vergogno a chiamarlo “ladrone”; perché si rivela superiore non solo a ogni uomo operatore di bene, ma anche a quelli molto istruiti nella Legge e nei Profeti. Da dove ti vengono queste parole, ladrone? Dove sei, cosa vedi, con chi parli? Sulla croce vedi un crocifisso, e parli insieme con il Signore Gesù e con il figlio del Re che governa il Regno e distribuisce grazie a tutti! Cosa hai visto dunque? Egli ha forse reso più tenero l’albero della sua
croce rispetto al tuo? Non vedi un legno quadripartito innalzato su una roccia, piedi e mani inchiodati con ferro, serrato con legami inestricabili? Alabardieri lo circondano, sacerdoti lo ingiuriano, capi dei sacerdoti lo oltraggiano, anziani si burlano di lui con sfrontatezza, farisei sfacciatamente insultano; la folla del popolo a gran voce esclama dicendo: «Ha liberato gli altri e non può salvare se stesso!». Tu vedi con i tuoi occhi la canna di scherno e l’aceto unito a fiele in cibo e bevanda, come egli sia privato delle vesti, la tunica tirata a sorte, nudo appeso all’albero, con il capo incoronato di spine, con il volto sputacchiato e le guance schiaffeggiate; e proprio tu dici: «Ricordati di me alla venuta nel tuo Regno»! Da dove è sorta dunque una tale luce nell’anima del ladrone? Sono molto stupito e ancor più meravigliato! Non essendo stato a Nazaret, non era a conoscenza della sua nascita. Egli non era stato a Cana di Galilea, nessuno lo ha invitato alle nozze, non si era inebriato col vino delle giare, non aveva mangiato i pani azzimi, non aveva visto il cieco impiastrato di fango. Non era stato discepolo della donna samaritana, non aveva visto il lettuccio del paralitico, non era andato al sepolcro vuoto di Lazzaro, non aveva udito le proteste dei demoni nella terra dei gergeseni. Perché enumererò a una a una queste cose? Come egli era privo di opere buone, così non aveva mai visto né udito di nessun miracolo di Nostro Signore. Ora, in luogo di tutte queste opere gloriose, vedeva un uomo pieno di insulti sulla croce di morte e riconosceva in lui il Signore Gesù, Figlio di Dio, e principe del Regno di gloria del Padre!”

Gesù ha risposto alla sfida lanciata contro di lui (se davvero sei il Figlio di Dio, salva te stesso e anche noi) salvando un uomo, non preservandolo dalla morte temporale, ma facendo di questa morte il passaggio alla vera vita. Dove è la vera vita? Dove è Gesù, non importa dove, ma dove è lui: oggi con me in paradiso. Vita est enim esse cum Christo, quia ubi Christus ibi regnum (Ambrogio). “O Signore, che hai preso come compagno di via un ladro dalle mani macchiate di
sangue, metti anche noi insieme con lui” (Ant. 14 dell’ufficio bizantino della passione).
Recordare, Jesu pie,
quod sum causa tuae viae
ne me perdas illa die.