Omelia del Card. Carlo Caffarra - 8 Aprile 2012

Pasqua di Resurrezione del Signore - Messa del Giorno

Sulla tomba di un pagano vissuto prima di Cristo è scritto: «Speranze e fortuna, addio. Non ho più nulla da spartire con voi. Prendete in giro altri» [Corpus inscriptionum latinarum, vol. VI, n° 11743].
È una reazione naturale di fronte alla morte: la fine di ogni speranza. «Anche la speme ultima dea fugge i sepolcri», ha scritto il poeta.
All'uomo che vive in questa condizione, la Chiesa oggi attraverso i suoi apostoli rende noto un fatto: «Dio lo [= Gesù di Nazareth] ha risuscitato al terzo giorno».
Trattasi di un'azione compiuta da Dio stesso dentro alla nostra storia umana: è un fatto realmente accaduto. Esso è consistito nello strappare dalla corruzione del sepolcro il corpo di Gesù devastato dalla crocifissione. È quanto le donne si sentono dire: «voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso … non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto». Il sepolcro è vuoto. Esso non è la casa definitiva.
Ma più precisamente, in che cosa è consistita l'azione di Dio? Nella preghiera con la quale abbiamo dato inizio a questa santa Liturgia, abbiamo detto: «hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna». Gesù di Nazareth, crocifisso e risorto, non è semplicemente ritornato alla vita di prima. In questo caso, il suo appuntamento colla morte sarebbe stato semplicemente rimandato; prima o poi la morte avrebbe detto la sua parola definitiva, e celebrato i suoi trionfi.
Dio in quel sepolcro, che le donne del Vangelo vedono vuoto, ha compiuto un atto unico: "ha aperto all'uomo il passaggio alla vita eterna". Ha introdotto l'umanità di Gesù, il suo corpo e la sua anima umani, nella stessa vita di Dio. E la diversità fondamentale che vige fra la vita umana e la vita divina, è che la prima è una vita mortale mentre la seconda è la vita eterna.
Questo, cari amici, è accaduto in quel sepolcro; questa è la "meraviglia fatta dalla destra del Signore". Ha posto fine al dominio della morte, perché l'uomo Gesù di Nazareth, crocifisso, morto e sepolto, è divenuto partecipe della stessa vita di Dio senza cessare di essere vero uomo.
Cari amici, non vi ho narrato un mito che ora ha bisogno di essere interpretato, vi ho raccontato un fatto: un fatto realmente accaduto. L'apostolo ci ha detto: «abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione».
La Chiesa oggi non si limita a narrarci quanto è accaduto in quel sepolcro che le donne hanno constatato essere vuoto. Oggi la Chiesa dice ad ogni uomo: "il destino di Gesù è il tuo destino; quanto è accaduto in Gesù e a Gesù è destinato ad accadere in te". Ad ogni uomo è offerta la possibilità di "appropriarsi" del fatto della risurrezione di Gesù: di "risorgere con Cristo", come ci ha detto l'Apostolo nella seconda lettura.
In che cosa consiste questa "appropriazione"? che cosa accade nella persona umana che si appropria della risurrezione di Gesù? Avete sentito quanto ci ha detto l'apostolo nella prima lettura: «chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome».
La cosa ci tocca alle radici; tocca il nostro mistero interiore, il nostro «cuore». Ognuno di noi vive la dolorosa esperienza di una profonda scissione fra la percezione e il desiderio di una vita buona e giusta e l'esercizio di una libertà che contraddice quel desiderio. Sto parlando della misteriosa ma innegabile incapacità dell'uomo di essere se stesso: nella verità, nella bontà, nella giustizia. Cari amici, non posso soffermarmi più a lungo su questo. Nessuno, oggi più di ieri, nega che l'uomo ha bisogno di essere come ri-fatto e ri-creato; ha bisogno di essere come ricostruito; di riannodare nuovamente il suo vincolo originario colla sorgente della sapienza e dell'amore.
In Gesù risorto è l'inizio ed il principio della nuova creazione che tutti attendiamo nella speranza. Come vi dicevo, Dio non fa ritornare il cadavere di Gesù alla vita di prima. La risurrezione dei Gesù è «la più grande mutazione mai avvenuta, il "salto" decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l'ingresso in un ordine decisamente nuovo» [Benedetto XVI]. È una nuova creazione.
Poiché in Gesù, Dio fattosi uomo, la natura umana è stata assunta senza venire distrutta, per ciò stesso, nell'evento della Risurrezione, l'umanità di Gesù è stata introdotta nella gloria di Dio anche a nostro beneficio.         
Nell'avvenimento della Risurrezione l'uomo è come nuovamente creato.
Egli, con tutto se stesso, deve entrare nella risurrezione di Gesù, deve appropriarsene e assimilarla sempre più profondamente.

Come avviene questa appropriazione della risurrezione di Gesù? Mediante la fede e i Sacramenti della Chiesa.

La fede e i Sacramenti ci fanno, se così posso dire, toccare l'evento della Risurrezione; mediante la fede e i Sacramenti, essa diventa un fatto contemporaneo a noi e noi contemporanei ad esso.

Cari fratelli e sorelle, il tempo in cui viviamo, così faticoso ed incerto, ha bisogno soprattutto di speranza. Il presente che stiamo vivendo, così tribolato, può essere vissuto bene, solo se ha la prospettiva di un futuro, tale da meritare la fatica di incamminarsi verso di esso.

Oggi la Chiesa notifica all'uomo il vero fondamento della speranza: in Gesù risorto è già iniziata la nuova creazione e noi possiamo entrarvi fin da ora. Oggi "mediante la risurrezione di Gesù dai morti, siamo stati rigenerati ad una speranza migliore" [cfr. 1 Pt 1, 3 e Ebr 7, 19].