Un'attesa carica di speranza

L'Avvento che inizia oggi, e dura esattamente 4 settimane, da un punto di vista liturgico è il tempo dell'attesa gioiosa del redentore. Ci prepariamo al Natale di questo anno, ricordo del primo avvento di Cristo nella storia dell'umanità; ma ci prepariamo, in modo particolare, al secondo e definitivo avvento di Cristo nel giudizio universale. Questa domenica è in continuità con l'ultima domenica dell'anno liturgico appena concluso e ci chiama con accenti diversi all'attesa del redentore.
Nel vangelo di Marco, che ci accompagnerà in questo anno, infatti c'è il richiamo al giudizio universale, al tema della vigilanza. Una vigilanza piena di gioia e di amore, perché viene colui che giudicherà il mondo e lo farà nella giustizia e nella verità. Per coloro che sono in questa attesa e aspettano il Figlio di Dio che verrà a giudicare i vivi ed i morti, ogni attimo diventa un'opportunità per fare il bene e vivere bene, nella grazia di Dio. In fondo l'avvento, come preparazione immediata al Natale, ci traccia una pista dove camminare per non deviare: è la pista della speranza e della vera gioia nel Signore. Non è una vigilanza di ansia e di preoccupazione. E perché preoccuparsi se siamo nella grazia di Dio e ci sforziamo di vivere santamente la nostra vita? Perché temere ed avere paura se la nostra coscienza sta al sicuro, non ha nulla da rimproverarsi? Perché dubitare della bontà e della misericordia di Dio, che pure ci giudicherà e che certamente non vuole la nostra condanna, ma la nostra salvezza? Ecco l'avvento è l'attesa di un gioioso incontro con Gesù, con Maria e Giuseppe nella grotta di Betlemme e nella grotta più importante, stabile e definitiva del suo regno infinito di luce, che è il Paradiso.
Tuttavia, non bisogna dimenticare quello che Gesù ha detto al riguardo: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!». Dobbiamo fare in modo di stare svegli nella luce della fede e della bontà. Non addormentarci sulle situazioni di peccato e privazione di grazia che possono interessare ognuno di noi, soprattutto quando ci costa cambiare vita ed atteggiamento e dare una svolta vera alla nostra esistenza nella direzione della grotta di Betlemme, ai piedi del Bambinello: la conversione del cuore e della mente, la conversione di tutta la nostra esistenza a un Dio amore, che per amore è venuto, una prima volta, come ben sappiamo e nel modo che conosciamo, e ritorna una seconda volta per trovarci svegli nell'amore e nella fiducia e speranza in Lui. Se stiamo dormendo spiritualmente, se siamo assopiti interiormente questo avvento ci deve risvegliare per preparare l'avvento di Cristo più importante per noi, che è il momento in cui lasceremo questo mondo, e poi a quell'avvento definitivo che riguarderà la storia dell'umanità e dell'universo.
Nella bellissima prima lettura di oggi, tratta dal profeta Isaia, il profeta dell'Avvento, comprendiamo il senso più vero di una conversione che deve effettivamente avvenire nella nostra vita in questi giorni a partire da oggi.
Uscire fuori da una situazione di morte interiore, di deperimento spirituale, al punto tale da essere avvizziti, incapaci di riprendere vita da soli. Da qui il necessario abbandono in Dio di tutta la nostra vita e lasciarci plasmare dalla sua grazia e dalla sua parola che è vitalità per antonomasia, con le stupende espressioni della preghiera iniziale della prima domenica di Avvento: "O Dio, nostro Padre, nella tua fedeltà che mai vien meno ricordati di noi, opera delle tue mani, e donaci l'aiuto della tua grazia, perché attendiamo vigilanti con amore irreprensibile la gloriosa venuta del nostro redentore, Gesù Cristo tuo Figlio". Da parte sua l'Apostolo Paolo, nel brano della prima lettera ai Corinti che oggi ascoltiamo, ci spinge verso una comprensione del mistero di Cristo nella prospettiva di quella piena e definitiva manifestazione del Signore alla fine dei tempi. Egli, infatti, rivolgendosi ai cristiani di questa comunità scrive parole stupende.

Le quattro candele che accendiamo durante l'Avvento, tempo forte dell'anno liturgico, tempo penitenziale, vogliono richiamare alla nostra attenzione le cose importanti da fare in questo mese circa di vita liturgica, spirituale a pastorale: convertirci, fare penitenza, vivere nella carità, alimentare la speranza, potenziare la fede nel Cristo Redentore dell'umanità. Proviamo ogni settimana di avvento di questo anno a concentraci sulle azioni da compiere e allora, sì, che a Natale di quest'anno esploderanno le luci della nostra rinascita spirituale, perché tutti, dico tutti, senza che nessuno si illuda, abbiamo bisogno di fare esplodere nella nostra vita la luce del Cristo Redentore e Salvatore.