La forza della vita nella sofferenza

Omelia del Card. Caffarra in occasione della Giornata della Vita

Cari fratelli e sorelle, la narrazione evangelica odierna mostra la verità di quanto Gesù ci ha detto domenica scorsa: «il tempo è compiuto; il Regno di Dio è vicino». Oggi possiamo costatare che nella predicazione e nell’agire di Gesù l’uomo esperimenta la vicinanza di Dio.
Di quale uomo si parla? «un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo». È un uomo che non è più padrone di se stesso, che ha perso la sua libertà, «posseduto» come è «da uno spirito immondo». Chi sia lo “spirito immondo” è chiaro al credente: è il Satana, il principe di questo mondo. È forse questa una condizione dell’uomo, quella di essere spossessato della sua libertà dal potere del male, lontana dalla condizione attuale? È questa un’immagine dell’uomo che non si adegua all’uomo di oggi? Cari fratelli e sorelle, l’apostolo Paolo scrive ai Romani: «… essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del Creatore, che è benedetto nei secoli». Ecco, miei cari, questo è il cuore del dramma umano: il non riconoscere Dio come nostro creatore, conduce l’uomo al servizio delle creature. L’affermazione della propria autonomia negando la propria condizione di creature degrada e deturpa la nostra regale dignità.
La nostra quotidiana ed intima esperienza conferma la divina Rivelazione. Se guardiamo dentro al nostro cuore, non è difficile vederci inclinati al male ed incapaci di superare sempre i suoi assalti: espropriati, appunto, della nostra libertà vera che è capacità di fare il bene.
È dunque a questo uomo che in Gesù Dio si fa vicino, con due modi fondamentali avvertiti chiaramente da chi incontrava Gesù: «Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda perfino agli spiriti immondi e gli obbediscono». I due modi sono dunque una “dottrina nuova insegnata con autorità”, e “l’esercizio di una potenza liberatrice”.
Il primo modo. Cari fratelli e sorelle, la conoscenza della verità – della verità circa se stessi, circa il bene ed il male – è il primo dono che la vicinanza di Dio fa all’uomo. È la prima condizione per rientrare in possesso della nostra dignità regale. Noi siamo liberi infatti nella misura in cui siamo sottomessi alla verità.
Ma quella di Gesù è una «dottrina nuova». Essa non ripete all’uomo ciò che egli già conosce, o che tutti già dicono. È una verità che il cuore dell’uomo non aveva mai prima percepito. La “novità” è la caratteristica fondamentale dell’universo della salvezza inaugurato da Gesù. L’uomo finalmente scopre l’intera verità circa se stesso. È dottrina «insegnata con autorità». Non si tratta di un opinione fra le altre: ciò che Gesù ci insegna è semplicemente la verità; e la verità non la si discute, la si venera: non ci si pone al di sopra ma al di sotto di essa.
Cari fratelli e sorelle, la radice vera della perdita della libertà è il relativismo in cui viviamo.
Il secondo modo. Ma Gesù non ci insegna solo la verità circa il bene. Egli ci dona la forza di compierla; ci rinnova nell’intimo mediante il dono dello Spirito; scaccia lo “spirito immondo” che ci tiene schiavo.
L’uomo impara la verità intera circa se stesso da Cristo e la attua nella propria vita per opera dello Spirito Santo, che egli stesso ci ha dato.
Cari fratelli e sorelle, ci troviamo a celebrare i santi Misteri nella casa di Maria per la 31a Giornata nazionale per la Vita, che quest’anno ha come tema “La forza della vita nella sofferenza”.
La pagina evangelica illumina di luce splendida questo evento. Quanto è narrato nel Vangelo, mediante la Chiesa si compie anche oggi in mezzo a noi, nella nostra comunità nazionale. Nel nome della risurrezione di Gesù la Chiesa fa sentire la vicinanza di Dio all’uomo; annuncia la “dottrina nuova” di Cristo ed in Lui opera per la vita dell’uomo, di ogni uomo.
Cari fratelli e sorelle, una giovane donna è diventata in questi mesi il “segno di contraddizione” fra una cultura della morte ed una cultura della vita. Il suo corpo martoriato è divenuto la domanda drammatica rivolta ad ogni coscienza pensosa dei destini dell’uomo: a chi appartiene l’uomo? Chi può disporre della vita e della morte dell’uomo? Chi è il padrone dell’uomo?
Cari fedeli, la vicenda spirituale dell’Occidente è giunta al capolinea: se la vita dell’uomo non appartiene all’uomo ma a Dio, nessuno ne può disporre, per nessun motivo; se la vita dell’uomo appartiene all’uomo, è coerente ipotizzare circostanze ricorrendo le quali, chiunque può disporre della propria vita o chiedere ad altri che si ponga termine alla medesima. L’illusione di poter edificare una dimora umana “come se Dio non ci fosse” doveva prima o poi portarci a questo punto. Nel corpo di questa donna, e nella sua sorte, è raffigurata l’icona della sorte dell’Occidente..
Preghiamo perché il Signore  doni sapienza ai nostri legislatori, così che sappiano per mezzo di norme giuste difendere il bene della persona, di ogni persona. Quanto a noi, cari fedeli, la vicinanza di Dio all’uomo che la Chiesa ci dona, ancora una volta ci fa ripetere con sempre maggiore convinzione: «gloria di Dio è l’uomo vivente, ma vita dell’uomo è la visione di Dio».