V Domenica di Quaresima

C'è una cosa che mi ha sempre incuriosito: quando Gesù dice alla folla di perdonare l’adultera («Chi è senza peccato scagli la prima pietra») scrive con il dito sulla terra. Cosa scriveva? Qualcuno lo dice?
Il vangelo di Giovanni afferma, raccontando dell’episodio dell’adultera (Gv 8,1-11) che Gesù tracciava segni (8,6) e scriveva per terra (8,8). Il vangelo però non ci riporta né cosa scriveva Gesù né il significato del gesto.
Fin dall’antichità si sono susseguite numerose interpretazioni a riguardo. Una delle più famose e ancora oggi in voga - formulata per primo da Girolamo (IV-V secolo) - è quella secondo la quale Gesù scrive i singoli peccati di coloro che conducono la donna sorpresa in flagrante adulterio. Altri ritengono che, in consonanza con l’uso romano, Gesù scriva il suo verdetto nei riguardi della donna e dei suoi detrattori prima di pronunciarlo. Altri ancora segnalano che il gesto di Gesù col dito richiama la scrittura della Legge da parte di Dio su tavole (Es 31,18; Dt 9,10). Gesù scriverebbe, quindi, la nuova Legge dell’amore misericordioso. Per alcuni infine Gesù fa riferimento a Ger 17,13 in cui il profeta parla del tempio (proprio dove si trova Gesù in quel momento): O speranza d’Israele, Signore, quanti ti abbandonano resteranno confusi; quanti si allontanano da te saranno scritti nella polvere, perché hanno abbandonato il Signore, fonte di acqua viva.
Questi tentativi a cui se ne possono sempre aggiungere altri, hanno tutti un medesimo risultato: ci lasciano con la bocca asciutta rispetto alla nostra sete di sapere. In effetti, nonostante il fascino che alcune ipotesi possono suscitare, nessuna di esse è convincente perché nessuna di esse è pienamente verificabile. Il mistero di quella scrittura rimane e forse deve rimanere tale in quanto almeno cattura l’attenzione.
In effetti il racconto evangelico ci fa vedere il gesto di Gesù che traccia segni e scrive per terra, ma non ci fa vedere ciò che ha scritto. Occorre allora guardare il gesto e comprenderlo nel suo attuarsi più che lasciarsi prendere dall’ansia di sapere che cosa ha scritto o disegnato. La scena così guadagna in spessore e in impressione visiva.
Un gruppo di facinorosi trascina la donna colpevole davanti a Gesù. Ma il motivo è malizioso, è per metterlo alla prova. Gli scribi e farisei in questione ce l’hanno più con Gesù che con la donna. Ha peccato, la Legge dice di lapidarla, tu che dici? È un chiaro tranello. La risposta secca - è da lapidare oppure no - lo metterebbe in fallo. Da una parte andrebbe contro la Legge, dall’altra lascerebbe attuarsi una condanna e un delitto perpetuati come vendetta nei suoi confronti. La donna è utilizzata come pretesto per questo.
Come a non volerli ascoltare, e disdegnando la propria attenzione, Gesù si china per terra a scrivere, lasciandoli nel loro livore. Ma quelli insistono. Il motivo dell’insistenza è proprio il gesto di Gesù che sembra non volerli ascoltare, né degnarli del proprio sguardo e parola. Gesù allora si erge in una risposta che li ammutolisce e che li riporta alla loro ipocrisia e infine alla propria responsabilità davanti a Dio: chi è senza peccato scagli la prima pietra. E di nuovo si china a scrivere. Il gesto di Gesù non impone nulla, non risponde alla cattiveria, se ne distoglie. Non è una battaglia a campo aperto, Egli non discute, non argomenta, non discetta, lascia che tutto si compia, ovvero che ognuno prenda le proprie responsabilità.
Non condanna Gesù: né la donna, né quei figuri. Che ognuno abbia la possibilità di andarsene per non peccare più. Alla donna lo dirà esplicitamente: non ti condanno, vai, e d’ora in poi non peccare più. Ma anche i facinorosi farisei e scribi ricevono la stessa possibilità, attraverso i silenziosi e enigmatici gesti di Gesù: che vadano, anch’essi, per non peccare più.
A volte i gesti - lo sappiamo - hanno più efficacia di molte parole.