Se qualcuno vuole venire dietro a me prenda la sua croce ogni giorno e mi segua

Meditando il Vangelo di oggi vediamo chiaramente quanto la gente aveva una idea sbagliata di Gesù. Alcuni pensavano che Gesù fosse stato Gio-vanni il Battista, altri Elia e, altri anco-ra, uno degli antichi profeti che era ri-sorto. Le folle erano entusiaste di Ge-sù. Esse in Lui vedevano solo un gran-de taumaturgo, ovvero un operatore di prodigi, che avrebbe di certo bene-ficato tutti. Molto probabilmente tutte quelle persone si attendevano da Gesù solo benefici materiali e ne è prova che, dopo aver moltiplicato i pani e i pesci, lo volevano fare loro re. Ben po-chi vedevano in Lui il vero Liberatore che avrebbe liberato il popolo, non tanto dall'odiato dominio straniero, ma dal dominio ben più temibile del peccato.
Anche gli Apostoli non erano di molto differenti. Pietro, illuminato dall'alto, fece una bellissima professione di fe-de. Quando Gesù chiese agli Apostoli: «Ma voi, chi dite che io sia?», egli ri-spose prontamente: «Il Cristo di Dio» (Lc 9,20). Con questa risposta, Pietro riconosceva chiaramente Gesù come il Messia atteso da Israele. Sappiamo però dal Vangelo, soprattutto dall'e-vangelista Matteo (cf Mt 16,21-23), che Pietro stesso si scandalizzò sa-pendo che Gesù avrebbe dovuto molto soffrire. Egli si attendeva un Messia vittorioso e non certo mite e sofferen-te. Gli Apostoli giunsero un po' per volta a questa consapevolezza. Fu so-prattutto con la Pentecoste che essi compresero pienamente la grande le-zione che Gesù impartì loro quel gior-no quando chiese loro cosa pensavano di Lui.
Gesù disse: «Il Figlio dell'uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il ter-zo giorno» (Lc 9,22). Lezione senza dubbio dura che sconvolgeva le aspet-tative degli Apostoli. Gesù però non fa nulla per mitigare il suo discorso. Non cerca il plauso umano ma intende uni-camente insegnare la verità. Subito dopo continua la sua lezione affer-mando: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, pren-da la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vi-ta per causa mia, la salverà» (Lc 9,23-24).
Con queste due affermazioni Gesù in-segnò agli Apostoli che la strada che conduce al Cielo è quella che passa at-traverso la croce. Non vi può essere altro cammino. Gesù parla della ne-cessità di prendere «ogni giorno» la propria croce. Ciò significa che, nella nostra vita, non mancheranno mai le prove da superare. Gesù non è venuto per toglierci la croce ma per insegnar-ci e aiutarci a portarla. Questa è la condizione necessaria per seguire Ge-sù. Egli percorre la via del Calvario, la via che conduce alla gloria della risur-rezione: noi tutti dobbiamo ricalcare le sue orme.
Domandiamoci ora chi è Gesù per noi e che cosa ci attendiamo noi da Lui. Se da Lui ci aspettiamo solo benefici ma-teriali, la nostra fede è ancora imma-tura. Se, al contrario, speriamo da Lui la grazia di diventare migliori, di esse-re dei buoni cristiani che sanno porta-re la propria croce, allora diamo prova di aver fatto ormai molta strada.
Dalla Redenzione operata da Gesù è scaturita la salvezza per il mondo in-tero. Già la prima lettura di oggi ce lo fa intravedere. Il Signore, per bocca del profeta Zaccaria, ci dice: «Guarde-ranno a me, colui che hanno trafitto» (12,10). Questa profezia riguarda chiaramente Gesù, il cui Cuore è stato trafitto sulla Croce dalla lancia di Lon-gino. Quel Cuore trafitto è la «sorgente zampillante per lavare il peccato e l'impurità» (12,13), continua la profe-zia. Il Cuore trafitto di Gesù è la sor-gente della grazia.
In questo mese di giugno, consacrato in modo particolare al Sacro Cuore di Gesù, accostiamoci a questa sorgente, avviciniamoci di più all'Eucaristia: so-lo così la nostra sete di verità e d'a-more sarà appagata.