Beata Beatrice II d'Este, monaca

festa: 18 gennaio

Le poche notizie biografiche ci sono pervenute dall'atto di monacazione, dal testamento del padre, dalla breve biografia di un monaco padovano, quasi contemporaneo, da un cenno nella Chronica parva ferrariensis e dalla biografia di una monaca ferrarese (Monastero di S. Antonio Abate, Catasto dei privilegi del sec. XVI ed altra copia del sec. XV in Bibl. Ariostea, fondo Antonelli, n. 503). I Bollandisti si limitano a riportare passi di vari autori (Padovano, Signa, martirologi benedettini) ed un miracolo del 1628.

Figlia di Azzo IX (VII), marchese d'Este e signore di Ferrara, e di Giovanna di Puglia, Beatrice nacque in Ferrara intorno al 1230. Educata agli esempi della zia Beatrice, monaca a Gemmola (Padova), e della nonna Leonora di Savoia, fu data in sposa (1249) a Galeazzo, figlio di Manfredi e podestà di Vicenza. Nel raggiungerlo a Milano, ebbe la dolorosa notizia della sua morte in battaglia contro Federico II. Ritornata a Ferrara, si ritirò a vita monastica nell'isoletta di S. Lazzaro, ad ovest della città, con alcune damigelle di corte, ricevendo l'abito di s. Benedetto. Cresciuto il numero delle religiose, ottenne dal papa Innocenzo IV di trasferirsi nel monastero di S. Stefano della Rotta (1257), presso il quale sorse la chiesa di S. Antonio abate, costruita nel 1267. Beatrice emise i voti nelle mani del vescovo Giovanni, abbracciando la regola di s. Benedetto il 25 marzo 1254. Vissuta santamente, morì il 18 gennaio 1262, e non, come ritenne il Muratori, nel 1270. Fu sepolta in un'ala del gran chiostro trasformata in cappella, e il suo sepolcro fu meta di pellegrinaggi.

Clemente XIV ne approvò il culto il 23 luglio 1774 e Pio VI concesse la Messa e l'Ufficio proprio nel 1775, fissandone la celebrazione al 19 gennaio, poiché il 18 ricorreva la festa, ora soppressa, della Cattedra di s. Pietro in Roma. Dal suo sepolcro marmoreo, in certi periodi dell'anno, trasuda miracolosamente un liquido e dalle sue ossa si sprigiona un delicato profumo. Le molte grazie ottenute in occasione di calamità pubbliche rendono il luogo oggetto di grande venerazione.