Giornate di Grazia!

Sono ancora molto scosso ed emozionato da quanto è avvenuto il 2 Marzo in Cattedrale, e per prima cosa vorrei ringraziare tutte le persone che in questo periodo e da sempre mi hanno dato segni di affetto e di ogni bene.
Nel ricordo e nel nome di tutti, vi cito mia moglie Giuliana, che da quasi 27 anni mi “sopporta” e condivide con me le fatiche, le gioie, le difficoltà e i sogni delle nostre giornate. Senza di lei e senza il suo consenso non solo non avrei potuto iniziare questo cammino diaconale, ma semplicemente non ce l’avrei mai potuta fare.
Poi i figli, con la loro dolcezza e nello stesso tempo severità di giudizio su ogni cosa che intendo fare o proporre. E’ molto importante il loro forte richiamo alla famiglia, che puntualmente arriva quando il tempo trascorso fuori comincia a diventare eccessivo e non ha più il giusto equilibrio col tempo trascorso in casa. Stare in famiglia è tempo prezioso e vera palestra nella relazione con l’altro e qui ho imparato cosa significa donarsi agli altri in gratuità, in modo da cercare di vivere così ovunque.

In Cattedrale, il giorno dell’ordinazione, ho respirato l’aria pura di una Chiesa bella, viva, accogliente e unita al suo pastore! Eravamo nove candidati, provenienti da parrocchie diverse e ognuno di noi aveva con sé tanti cari amici. Anch’io mi sono sentito molto a “casa” e molto accompagnato dalle persone presenti in chiesa, ma anche da quelle presenti con la loro preghiera, dai luoghi più diversi. Ci sono stati momenti di grande emozione e commozione, la vestizione con la dalmatica e l’abbraccio col parroco don Giovanni, lo scambio di pace col Vescovo e poi con tutti i fratelli diaconi. Vi confesso che su un amico mi sono afflosciato in un lungo abbraccio facendo scorrere calde lacrime di gioia e di profonda commozione. Poi all’uscita l’abbraccio con tutta la comunità, che ha festeggiato con gioia straripante il grande dono che il Signore ha fatto a me, alla mia famiglia e a tutta la comunità.
Che bella giornata!

La domenica successiva, il 9 marzo, era in programma la festa in parrocchia, e mi è stato chiesto di preparare l’omelia per la Messa delle 10 e delle 11,30. Un bell’impegno e una responsabilità grande, per “riprendere quel dialogo”, come dice papa Francesco, “che è già aperto tra il Signore e il suo popolo”, “un dialogo è molto di più che la comunicazione di una verità”.
E così dopo aver riflettuto sui testi della Scrittura, affidandomi allo Spirito Santo e a qualche consiglio familiare, ho scritto alcuni pensieri che ho condiviso col popolo convocato da nostro Signore a Messa, luogo in cui si rende presente il sacrificio che Cristo ha offerto al Padre sul Calvario per la salvezza di ciascuno di noi. Per poi continuare a festeggiare insieme a pranzo, prolungamento di quanto avevamo celebrato prima in chiesa. E così come i primi discepoli ci siamo fermati prendendo “cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio”. L’organizzazione del pranzo era guidata dalla perfetta regia di Poldo coadiuvato da tanti collaboratori al suo fianco, che ringrazio ancora tutti di cuore!
E così abbiamo trascorso un’altra intensa giornata di Grazia e di Bontà del Signore, tra tanti amici!

Ora non so come proseguirà questo cammino, non so cosa mi verrà chiesto. In questi giorni, durante le celebrazioni, sono stato molto accompagnato da altri fratelli diaconi, ho avuto incontri belli e inaspettati al lavoro, domande su quanto era avvenuto, sul significato di tante cose. Spero che il dono ricevuto possa essere segno di unità tra le persone
della nostra comunità e segno vivo di abbandono nelle mani del Padre.
Nel ringraziarvi ancora e con la certezza di ricordarci vicendevolmente nelle nostre preghiere, auguro a tutti di vivere una Santa Pasqua nel nome di Gesù risorto, affinché decidiamo di lasciarlo entrare nella nostra vita, così da riempirla di  quell’amore che solo lui può donare e che noi possiamo riversare su coloro che incontriamo nel nostro cammino.

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Andrea Brandolini, da "La Voce che chiama - Pasqua 2014"