Una brutta Pasqua

Una brutta Pasqua.
La più brutta della mia vita.
Una Pasqua triste.
E sì che la settimana era iniziata nel modo migliore, quando le folle avevano accolto festosamente il nostro Maestro.
Noi eravamo convinti che fosse lui il Messia, anche se era diverso da come ce lo eravamo immaginato. Parlava bene, compiva miracoli strabilianti, insegnava con un’autorità e una sapienza che superavano di gran lunga quelle di scribi e farisei…
Devo essere sincero: era per noi motivo di orgoglio far parte del gruppo dei suoi discepoli, e ce ne vantavamo! 

Ma poi gli eventi sono precipitati e lo hanno travolto…
Egoismo, venalità, codardia, stupidità, tradimento… Sono tanti i vizi e le debolezze umane che hanno contribuito a realizzare quanto Gesù ci aveva già annunciato, ossia che sarebbe stato consegnato nelle mani dei suoi nemici che l’avrebbero ucciso in maniera infame.
E proprio lì, nel momento della prova, quando si dimostra la vera fedeltà, tutti noi lo abbiamo abbandonato… Tutti, persino i suoi più stretti collaboratori, gli apostoli; persino Pietro!

Il giorno dopo la morte di Gesù eravamo radunati tutti insieme ancora una volta.
Ma il clima era pesante… Ci vergognavamo di essere stati così deboli, così pavidi. Non avevamo nemmeno il coraggio di guardarci in faccia gli uni gli altri, combattuti tra il desiderio di rinfacciarci reciprocamente l’infedeltà e la consapevolezza che nessuno poteva lanciare per primo la pietra. Per non parlare della paura che ci faceva rintanare nel Cenacolo!

E così ho deciso di abbandonare gli altri discepoli e di tornarmene a casa, nel mio villaggio di Emmaus, non distante da Gerusalemme. Come potevo continuare a vivere ancora in quella comunità, ora che non c’era più il Maestro? Non riuscivamo ad andare d’accordo prima, quando c’era Lui; come sarebbe stato possibile ora?
Meglio tornarsene alla vita di prima, conservando i ricordi belli e cercando di scordare quelli brutti. E soprattutto sforzandosi di superare l’enorme delusione che mi appesantiva il cuore: avevo veramente posto tutte le mie speranze in Gesù, ma ormai…

Passato il sabato, appena è stato possibile, mi sono incamminato insieme a un altro discepolo, mio compaesano. Un veloce saluto al gruppo, che forse non avremmo più rivisto, e poi via, verso casa, lentamente. Eravamo troppo delusi e stanchi per dare ascolto ai vaneggiamenti di chi diceva essere avvenuto un fatto incredibile presso il sepolcro di Gesù: alcune donne dicevano di averlo visto vivo! Eh, la fantasia delle donne…
«Andiamo via, Cleopa, prima che la pazzia contagi anche noi!!», ha esclamato il mio compagno di viaggio.

Mentre eravamo per via, un viandante si è unito a noi. All’inizio ci ha ascoltato, mentre gli narravamo i fatti dell’ultima settimana e le sofferenze e la morte di Gesù, ma poi ha preso in mano la discussione.
«Stolti, ma non capite che le cose dovevano andare proprio così?!?». E ha iniziato a spiegarci come tutto questo fosse già annunciato nelle Scritture. Parlava proprio bene, questo uomo!

Giunti a Emmaus, l’ho pregato di fermarsi a mangiare da me. Come ospite d’onore ha spezzato il pane, e subito l’abbiamo riconosciuto!!!
«Era il Signore, Cleopa, dovevamo capirlo! I suoi occhi e le sue parole! Le sentivo come un fuoco nuovo nel cuore, come una gioia che mi invadeva mentre ci parlava, mentre ci spiegava, passo dopo la passo, le scritture. Gesù è vivo! Gesù è risuscitato! È tutto vero, Cleopa, tutto comincia!».

«Gesù è VIVO!». Questo è il cristianesimo.
Gesù è vivo, e lo posso incontrare nella sua Chiesa, tra i suoi discepoli (e a volte, purtroppo, nonostante i suoi discepoli…).
Gesù è vivo, ha vinto la morte; cammina con noi e, se lo seguiamo, ci conduce al cielo.

Cleopa

don Giovanni Bonfiglioli, da "La Voce che chiama - Pasqua 2018"