I migliori anni della nostra vita

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A volte gli anniversari non sono solo un malinconico tuffo nel passato.
Può anche succedere che tali ricorrenze siano un’occasione imprevista di incontro, di novità e contagiosa vivacità. I 70 anni dalla morte di Giuseppe Fanin, sono stati tutto questo: un evento eccezionale che ha lasciato le persone coinvolte stordite come al termine di un giro sulle giostre.
La scommessa che ha scatenato la serie di accadimenti a San Giovanni in Persiceto, è stata la proposta da parte della Diocesi di Bologna di preparare uno spettacolo ad hoc sul giovane laureato in agraria, ucciso nel 48, da tre membri del partito comunista. Ho accettato la sfida e rilanciato con l’idea di un cortometraggio. Obiettivo ancora più ardito, visto il poco tempo a disposizione e considerando i quotidiani impegni del cast, composto totalmente da non professionisti. Proprio questo, in realtà, si è rivelato uno dei maggiori punti di forza dell’impresa: la passione, la cordialità e l’impegno dimostrati da ciascuno dei circa 50 ragazzi, ed ex ragazzi, coinvolti sono stati uno spettacolo, nello spettacolo.
Il folto gruppo non era già costituito, ma si è formato miracolosamente strada facendo, nonostante la grande disponibilità richiesta a ciascuno. L’anteprima, di quello che nel frattempo è divenuto un medio metraggio di 50 minuti, si è svolta il 3 Novembre, davanti ad una sala gremita. Il pubblico rimasto all’esterno, ha riempito nuovamente le settecento poltrone del Cine-Teatro Fanin, la settimana successiva.
E’ indiscutibile che la settima arte, è da sempre un linguaggio affascinante, che incuriosisce e attrae, inoltre è esemplificativo del lavoro di squadra e della collaborazione guidata per il raggiungimento di un comune risultato.
Ma questo non basta a spiegare l’accaduto.
Sicuramente la provocazione lanciata all’inizio dei lavori ha interpellato ciascuno dei presenti. L’interesse che ha mosso ciascuno, infatti, non è stato principalmente storico o politico, ma umano: da dove attingeva l’energia, il coraggio e quello sguardo positivo su tutto Pippo di Sangio? Pippo è il soprannome con cui veniva chiamato Fanin dai suoi amici, di ieri e di oggi.
Ma anche gli interrogativi, seppur pregnanti di senso, possono trovare indifferenza in noi e negli altri. No, non è appena questo.
Chi ha partecipato a questa impresa ha ricevuto un regalo, è stato protagonista e testimone di un’esperienza affascinante. Il sentimento più diffuso infatti è la gratitudine e il desiderio che possa continuare l’avventura trascorsa insieme. L’unico merito è stato quello di accettare la sfida e impegnare tutto di sé: corpo, anima e cervello. Un buon suggerimento per il futuro…

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Otello Cenci (regista)

Da "La Voce che chiama - Natale 2018"