O magnum mysterium

o magnum mysterium

Adorazione dei Magi - Angelo Piò (Museo di Arte sacra)

Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo(..) Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra (Mt 2,1-2.11).

La scena della Natività, così abilmente e amabilmente descritta dagli evangelisti Luca e Matteo, è stata da sempre uno dei soggetti preferiti per la meditazione e la contemplazione del popolo cristiano. Se è vero che la Pasqua di morte e risurrezione è il completamento e il vertice della vita di Gesù, la sua nascita ha sempre fatto fiorire nei cuori dei credenti sentimenti di profonda devozione.
La fantasia dei fedeli ha portato ad arricchire la scena della natività del Divin Fanciullo di personaggi che esprimono la varia umanità che ruota intorno a quel paesino che in tempi ormai remoti aveva dato i natali al grande Re Davide. I Vangeli, come sempre molto essenziali, hanno invece sottolineato solo la presenza dei pastori e dei Magi: i primi giunti alla grotta dai dintorni, dove facevano la guardia al gregge, i secondi arrivati da lontano, dall'estremo oriente, per adorare il Re dei Giudei. E mentre i primi avranno portato come regali i frutti del loro lavoro, di cui la povera famiglia di Nazareth aveva sicuramente necessità, i sapienti orientali hanno espresso con i loro doni il grande mistero che era avvenuto in quella notte.

Un inno liturgico del tempo di Natale recita: "Oro e incenso proclamano il Re e Dio immortale, la mirra annunzia l'Uomo deposto dalla croce.
Essi hanno portato oro, incenso e mirra. Ma questi doni hanno un significato profondo: sono un atto di giustizia. Infatti, secondo la mentalità vigente a quel tempo in Oriente, rappresentano il riconoscimento di una persona come Dio e Re: sono, cioè, un atto di sottomissione. Vogliono dire che da quel momento i donatori appartengono al sovrano e riconoscono la sua autorità. La conseguenza che ne deriva è immediata. I Magi non possono più proseguire per la loro strada, non possono più tornare da Erode, non possono più essere alleati con quel sovrano potente e crudele. Sono stati condotti per sempre sulla strada del Bambino, quella che farà loro trascurare i grandi e i potenti di questo mondo e li porterà a Colui che ci aspetta fra i poveri, la strada dellamore che solo può trasformare il mondo.
La luce di Betlemme continua a risplendere in tutto il mondo. A quanti l'hanno accolta Sant'Agostino ricorda: "Anche noi, riconoscendo Cristo nostro re e sacerdote morto per noi, lo abbiamo onorato come se avessimo offerto oro, incenso e mirra; ci manca soltanto di testimoniarlo prendendo una via diversa da quella per la quale siamo venuti".
Ciò che ci viene detto, e che nel presepio cerchiamo di riprodurre, non è un sogno e neppure un vano gioco di sensazioni e di emozioni, prive di vigore e di realtà, ma è la Verità che s'irradia nel mondo, anche se Erode sembra sempre essere più forte e quel Bambino sembra poter essere ricacciato tra coloro che non hanno importanza, o addirittura calpestato. Ma solamente in quel Bambino si manifesta la forza di Dio, che raduna gli uomini di tutti i secoli, perché sotto la sua signoria percorrano la strada dell'amore, che trasfigura il mondo.
Possiamo allora chiederci: qual'è la ragione per cui alcuni vedono e trovano e altri no? Che cosa apre gli occhi e il cuore? Che cosa manca a coloro che restano indifferenti, a coloro che indicano la strada ma non si muovono? Alla fine, quello che manca è l'umiltà autentica, che sa sottomettersi a ciò che è più grande, ma anche il coraggio autentico, che porta a credere a ciò che è veramente grande, anche se si manifesta in un Bambino inerme. Manca la capacità evangelica di essere bambini nel cuore, di stupirsi, e di uscire da sé per incamminarsi sulla strada che indica la stella, la strada di Dio. Il Signore però ha il potere di renderci capaci di vedere e di salvarci. Vogliamo, allora, chiedere a Lui di darci un cuore saggio e innocente, che ci consenta di vedere la stella della sua misericordia, di incamminarci sulla sua strada, per trovarlo ed essere inondati dalla grande luce e dalla vera gioia che egli ha portato in questo mondo.

Don Giovanni Bonfiglioli, da "La Voce che chiama - Natale 2014"