E' iniziato il Giubileo della Misericordia

Giubileo della misericordia

Grida a squarciagola, non avere riguardo;
alza la voce come il corno.

Da questo versetto di Isaia 58 nasce il Giubileo: la parola Giubileo deriva dal termine ebraico Jobel che indica il corno di montone che veniva suonato per annunciare una solenne festa del popolo d'Israele, che ricorreva ogni 50 anni. E’ il corno che raduna il popolo a cui è annunciato il riposo della terra, per cui erano vietati semina e raccolto, la restituzione della terra al primitivo proprietario, quando un ricco se ne fosse impossessato, e la liberazione degli schiavi.

Il Giubileo è l'anno di Dio, e quindi l'anno che restituisce dignità all'uomo, in cui si celebra la comunione: è un anno di speranza, di liberazione, di salvezza, di giustizia, di amore, di fiducia, di riconciliazione, di novità, di grazia e di carità. L’anno giubilare è una decima sul tempo, un tempo sospeso da rimettere nelle mani del Padre, per ricordare che tutto è un Suo dono, un tempo ponderato per ritrovare il significato originario della vita. Si interrompe il lavoro perché non siamo noi a darci vita, ma è Lui che ce la dona, si interrompono i contratti perché non siamo noi padroni della terra, ma Dio è Signore dell’Universo, si interrompono i vincoli perché ogni uomo è libero. Non siamo schiavi, possiamo smettere di dipendere da ogni cosa. Siamo figli, dobbiamo ridare il primato alla nostra vera identità. Isaia ci dice anche che la vera primizia da offrire al Signore non è tanto una parte dei nostri frutti,ma la giustizia:

Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi
e spezzare ogni giogo?
Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato,
nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?

Quello indetto da Papa Francesco è un anno urgente, che non aspetta lo scadere dei 50 anni ma sopraggiunge dopo appena 15 anni dall’ultimo anno santo. Un anno dedicato alla misericordia cioè al vero volto di Dio. Misericordia e giustizia: per noi sintesi di questi due nomi di Dio è Gesù Cristo, giustizia perché ha fatto tutto ciò che il Padre desiderava, e misericordia perché ci ha rivelato il Padre, il suo amore per noi. Questo anno allora diventa un tempo prezioso per fare esperienza di Gesù, esperienza di salvezza. La salvezza è la liberazione da ciò che ci rende schiavi, dal peccato e dalla morte, e per fare esperienza di salvezza occorre fare esperienza di misericordia ossia fare esperienza di remissione dei peccati. Viene detto proprio di Giovanni Battista nostro patrono: il suo compito era dare a tutti gli uomini la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Nel perdono si fa esperienza di misericordia e la misericordia divina trova espressione nella remissione dei peccati. Rimettere vuol dire lasciare, liberare: quando Gesù rimette i peccati restituisce all’uomo la sua originaria bellezza, lo restituisce alla vita, gli consente di mettersi in cammino, di ricominciare. Siamo chiamati quindi a misurarci come discepoli nella nostra capacità di chiedere perdono,  sentirci perdonati e di perdonare, nella capacità di avere viscere che fremono davanti alla sofferenza altrui, nel nostro desiderio di prenderci cura degli altri con sentimenti di amore gratuito, di portare nel cuore la miseria gli uni degli altri, perché su questo saremo giudicati, solo su questo, e se sapremo aprirci un po’ a questo stile rivoluzionario e scandaloso di vita, che è lo stile di Dio e di Gesù, sarà già inizio di vita eterna.

don Marco Cristofori, Da "La Voce che chiama - Natale 2015"