La gioia di essere salvati

“Vi annuncio una grande gioia!”.

L’angelo che nella notte di Natale si presentò ai pastori che vegliavano intorno al fuoco sapeva senz’altro attirare l’attenzione. Chi non si sarebbe messo volentieri in ascolto di una bella notizia che riscaldasse il cuore, intorpidito dal freddo esterno e ancora di più dalle delusioni della vita? Parlare di letizia, gaudio ed esultanza è sempre un bel modo di presentarsi alle persone: ci si attira la benevolenza, si risveglia l’interesse, si raccolgono consensi.

Una grande gioia è quella che tutti desideriamo, perché gli esseri umani sono fatti per la partecipazione alla beatitudine di Dio…. Una gioia che non sia passeggera, però: non come quelle fugaci allegrie che rischiarano solo per pochi attimi le vite immerse nelle tenebre del mondo. Purtroppo è di questo genere di gioie che gli uomini spesso si accontentano…

Una gioia, dice l’angelo, “che sarà per tutto il popolo!”. (“Ma come, dobbiamo anche spartirla con qualcun altro? Ma ce ne sarà abbastanza per me?”, avrà pensato qualcuno…).

Allora, caro angelo, spara: qual è questa grande notizia che ci vuoi dare? Il rovesciamento del potere dei romani? La soluzione dei problemi economici? La morte di un parente ricco che ci ha lasciato l’eredità? La guarigione da tutte le malattie? La vincita alla lotteria?

“Oggi vi è nato un Salvatore, che è il Cristo Signore!!”.

Colui che il Padre celeste aveva promesso, il Messia, finalmente è giunto: è venuto a salvare l’uomo, creato e somiglianza di Dio, caduto nella disobbedienza e nel peccato, ma sempre custodito e cercato dall’amore provvidente di Dio.

“Tutto qui?”, avrà pensato qualcuno quella notte! Con tutti i problemi che abbiamo – l’occupazione romana, le liti tra farisei e sadducei, i furti dei briganti, i lupi che sbranano le pecore – non abbiamo tempo di pensare a queste cose!

“Tutto qui?”, pensano in tanti oggigiorno… Con tutti i problemi che abbiamo – la recessione economica, la lotta politica, i migranti, l’inquinamento ambientale, le malattie – non ci rimane il tempo di pensare alla salvezza dell’anima, al senso della vita, alla volontà di Dio. Vogliamo qualcuno che ci risolva i problemi concreti della vita, non che ce ne riveli il significato…
E poi, in fondo… ne abbiamo proprio bisogno? Non siamo noi gli artefici della nostra vita? Non è l’umanità la redentrice di se stessa (salvo poi stupirsi quando ancora una volta, infallibilmente, cade nell’abiezione e nella rovina)?

Solo chi ha toccato con mano la propria povertà di creatura ferita dal peccato e bisognosa di redenzione può aprire veramente il cuore al Salvatore. Solo chi con umiltà sa riconoscere la necessità di essere salvato sperimenta fino in fondo la gioia di essere visitato dal Signore e si mette in cammino per andargli incontro e accoglierlo nella propria vita.

Che il Signore ci doni l’umiltà del cuore, per aprirlo a quella pienezza di gioia e di vita che solo Dio può donarci.

Buon Natale!!

don Giovanni

don Giovanni Bonfiglioli, da "La Voce che chiama - Natale 2018"