La Collegiata di San Giovanni in Persiceto

 di Don Enrico Sazzini - tratto da Arcobaleno Anno VIII n. 26, Dicembre 1994
(Ultimo aggiornamento : 14/02/2016)

La Collegiata di San Giovanni in Persiceto, come da documenti esistenti, si deve ritenere costruita nella prima metà del secolo IX (800­-850). E' tradizione che essa sia stata ampliata, o ricostruita, di stile romanico, attorno all' anno 1000, dalla contessa Matilde di Canossa
E' certo che il 10 novembre 1654 l'Arciprete Don Pietro Casalini, cittadino bolognese e Vicario foraneo, avendo constatato che nonostante i lavori eseguiti nel 1630 per assicurare la stabilità della Chiesa, questa minacciava nuovi pericoli, fece redigere il disegno e la pianta di una nuova chiesa che sottopose all' approvazione della Comunità, la quale nominò due rappresentanti che, unitamente a quelli nominati dall' Arciprete, dai Sigg. Canonici e dai Parrocchiani, furono incaricati di presiedere alla costruzione della nuova chiesa su  disegno dell' Architetto bolognese Paolo Maria Canali.
L'esecuzione fu affidata ai Capi - mastro muratori Francesco Turrini, bolognese, e Maria Antonio Pelloia, milanese ma da qualche tempo dimorante nella nostra terra.
La posa della prima pietra avvenne il 6 novembre 1671 ed i lavori durarono fino al 1698. Il 23 dicembre 1671 furono terminate le fondamenta del presbiterio, del coro e della cupola.

Contribuirono alla spesa della fabbrica l'Arciprete e i Canonici con 120 scudi e per la massima parte la comunità, la quale aveva fatto istanza al Reggimento di Bologna per ottenere la facoltà di prevalersi per questa spesa, di un anno di rendita dei beni comunali, protraendone la divisione fra i Partecipanti, ma si opposero quelli, fra questi, che abitavano fuori del Castello allegando, a ragione, che quando si "costrussero" le nuove chiese dell' Amola, della Decima e di Tivoli e di altre Parrocchie, sostennero essi le spese senza che vi concorressero gli abitanti entro il Castello, e quindi dovè limitarsi ad imporre una tassa speciale di £.1 per ogni "fuoco" nel riparto del 1677, di £.3 nel riparto del 1680 e di £.5 nel riparto del 1687, le quali somme dovevano depositarsi nel locale Monte di Pietà e non si potevano pagare se non per mandato degli Ufficiali della Comunità e per uso della Fabbrica.
Il 10 luglio 1672 iniziò la demolizione della vecchia Chiesa e fu scelta S. Maria delle Laudi, chiesa allora esistente a destra della Collegiata, per l'esercizio delle funzioni religiose. Dopo 7 secoli di gloriosa vita, la Collegiata romanica subì l'estremo fato: fu spogliata di tutti gli arredi sacri, quadri ed ornamenti. Il 23 novembre 1681 fu alzata sopra la facciata della Chiesa la Croce che era stata donata dal generoso benefattore Sig. Pietro Locatelli, della Terra di S. Giovanni.
La nuova Chiesa fu benedetta il 26 ottobre 1698 da Mons. Felice Angelo Marsigli, Arcidiacono della Metropolitana di Bologna.
L'allegrezza fu così grande che tutti i partecipanti fecero istanza al Sopraintendente Sampieri, Senatore, per essere tassati di £.3 ciascuno al fine di completare le decorazioni. La nuova Chiesa all'esterno era, come oggi, imponente pur nella sua semplicità ed eleganza della linea architettonica e nella sobrietà degli ornamenti. Nella facciata, di stile romano, dal 1838 vi sono quattro nicchie sovrapposte, due per lato della porta principale, nelle quali vi sono le statue degli Evangelisti, in terracotta imbiancata, eseguite su rigidi schemi neo-c1assici da Bemardino Bemardi. Nel timpano un bassorilievo rappresentante la Religione, dello stesso autore. Tali opere d'arte vennero eseguite appunto nel 1838, anno in cui il Papa S. Gregorio XVI elevò S. Giovanni in Persiceto al rango di Città.
Il Disegno è dell'Ingegnere Luigi Gamberini e dell' Architetto Leandro Marconi fu l'esecuzione dei lavori sotto la direzione del Capo-mastro Luigi Brunetti. Il bassorilievo venne eseguito a spese dell' Arciprete Don Sacchetti.

L'interno è a croce latina, di stile barocco; le decorazioni furono ultimate fra il 1880 e il 1892 dal pittore Giovan Battista Baldi. Vi sono nove altari: in fondo alla navata l'altare Maggiore e ai due lati quattro altari, tre per lato nel piano vero e proprio e uno nel lato del Presbiterio al quale si accede mediante un'unica gradinata trasversale di quattro gradini in marmo.
Nel primo altare, dalla parte dell'Epistola, detto della "Partecipanza", vi è un quadro rappresentante la Madonna in cielo e i Santi Sebastiano e Rocco. E' delle dimensioni di mt.3,10 x 1,85. Il quadro fu offerto come voto per la pestilenza del 1630 e fu ordinato a Francesco Albani nel 1634 che si obbligò a consegnarlo entro il 1635 dietro compenso di 300 ducatoni.
Nel secondo altare "del Rosario" vi è un'ancora sulle cui colonne vi sono tre angeli scherzosi, sopra l'altare una piccola statua della Vergine con Bambino in mezzo ai quindici quadretti con i misteri del Rosario, opera di Antonio Magnani.
Nel terzo altare "del Carmine" vi è una statua in stucco policromo della Madonna del Carmine con Bambino, altezza m.0,95 circa, opera di Angelo Piò, acquistata nel 1758.
Nel quarto altare "di San Filippo Neri" vi è il quadro di San Filippo e San Francesco Saverio opera di Marcantonio Franceschini.
Nel quinto altare (il primo da sinistra entrando dalla porta principale), dedicato a S. Antonio da Padova, vi è il quadro del Santo, opera del Guercino ed un affresco della Madonna del Popolo col Bambino benedicente. L'affresco, pare eseguito nel XV secolo sotto l'influenza della scuola di F.Francia e ritoccato nei secoli,   era originariamente sotto il portico dell'antico Palazzo Comunale che fu poi chiuso per formare una Cappella poi soppressa e guastata nel 1910. L'antica immagine, la cui prima menzione risale al 1544,  fu allora raccolta e salvata dall' Arciprete della Chiesa parrocchiale che la fece murare ove si trova ora. L'immagine fu intagliata e riprodotta in una stampa nel 1737 da A.Macchiavelli..
Nel sesto altare dedicato a S. Anna, si trova un quadro della Santa delle dimensioni di 2,40 x 1,30 metri opera di Ubaldo Gandolfi. Il dipinto , eseguito prima del 1773, anno in cui la nuova Chiesa e gli altari erano definitivamente compiuti ,proviene dalla soppressa Chiesa conventuale di S. Francesco.
Nel settimo altare vi è il miracoloso SS. Crocefisso, opera del XVI secolo scolpita in legno di olivo policromo. Apparteneva alla Santa Chiesa di San Michele e fu traslato  in Collegiata il 29 Settembre del 1850 con la partecipazione del Cardinale Arcivescovo Carlo Opizzoni e solenni festeggiamenti.
Nell' ottavo altare "del SS. Sacramento" si conserva una pala, opera di Ercole Graziani.

Nell'abside del bel coro ligneo (oggi occupato nelle S.Messe delle festività dalle scuole corali. NdR), vi èun dipinto dei fratelli Alberto e Fabio Fabbi di Bologna (1858-1906 e 1861-1946) rappresentante la decollazione di San Giovanni Battista con Salomè che reca su un vassoio la testa del profeta. Al Battista sono dedicate la Collegiata e la Parrocchia.

All'entrata del presbiterio-coro si trova in una nicchia a destra una statua di stucco di S. Pietro alta tre metri circa e al di sotto vi è un bassorilievo, sempre di stucco, con la crocefissione del capo degli apostoli, opera attribuita a Giuseppe Borelli e risalente ai primi del 1800. All'altro lato, di fronte, è collocata un'analoga statua di stucco rappresentante S. Paolo ed un rilevo rappresentante la sua decapitazione .
La vasca battesimale (ora collocata nella prima cappella a destra della porta principale NdR), di marmo rosa di Verona, porta la data del 1450. Ogni elemento è ottagonale, come tradizionalmente sono i battisteri. La statuetta di S. Giovanni, sul coperchio di legno dorato, è del 1800. Non se ne conoscono gli autori.
Nei quattro pennacchi del catino del presbiterio sono raffigurati gli Evangelisti; nel cielo della navata sono rappresentate la Carità, la Speranza e la Fede; a fianco del finestrone, sotto la porta di ingresso, la pace e la giustizia opera del Baldi.
Gli ornamenti in stucco sono opera dei fratelli Borelli, soprattutto quelli dell'altare maggiore, come pure  il cordone di fiori e frutti che circonda l'interno della Chiesa. Le spese furono sostenute quasi sempre a spese della Comunità e dei Partecipanti , tassati di speciali gravezze.
Il 17 maggio 1739 la Chiesa fu consacrata dal Cardinale Arcivescovo Prospero Lambertini che l'anno seguente, in settembre,  fu eletto Papa col nome di Benedetto XIV e volle che "l'altare maggiore fosse tenuto come - Privilegiatio Perpetua - per le Messe dei defunti".

Accresciutosi notevolmente, nel settecento, il numero dei canonici, dei Mansionari e dei Celebranti, la vecchia Sacrestia divenne insufficiente al bisogno; a ciò provvide come sempre, la comunità con la costruzione sul vecchio cimitero laterale alla Chiesa dal lato di mezzogiorno, previa licenza ottenuta dall'Arciprete Don Lodovico Gnudi e dai fabbricieri il 27 febbraio 1762, di due vaste camere, l'una ad uso di sacrestia comune e l'altra da Camera Capitolare, restando a disposizione del Comune la vecchia sacrestia con facoltà di collocare in questo e nei nuovi ambienti, in segno di padronanza, il suo stemma, tanto interiormente quanto esternamente, a suo piacimento.
La nuova Camera Capitolare fu poi da Sigg. Canonici provveduta di magnifici armadi su disegno del falegname Melchiorre Nepoti e sotto la direzione di Antonio Calzolari, con la ragguardevole spesa di £.2.400.
Alle due camere fu poi aggiunta, per convenzione il 1° luglio 1766, altra camera ad uso di libreria avendo il Comune concorso alla spesa con la somma di £.150 e con la somministrazione di legnami e mattoni sotto condizione che la libreria servisse anche ad uso pubblico per la gioventù studiosa del paese.

 

(Rossella Ariuli, tratto da 'SAN GIOVANNI IN PERSICETO E LE SUE CHIESE', Ottobre-Novembre 1998- A cura della Provincia di Bologna- assessorato alla cultura-Comune di san Giovanni in Persiceto- assessorato alla cultura)

Negli anni "50 del secolo scorso  venne rifatto a mosaico il pavimento dell'intera collegiata inserendovi  varie decorazioni, tra cui notevole l'immagine dell'Agnello divino. Nel 1966  l'allora parroco Mons. Guido Franzoni volle completamente far restaurare dalla Ditta Tamburini  l'organo ottocentesco Aletti  posto nella cantoria nel transetto destro dell'altare e l'organo settecentesco ' Traeri', collocato nella cantoria del transetto sinistro .
Oggi il nuovo grande organo  che li comprende entrambi, a tre tastiere e  pedaliera,  viene governato da un'unica  consolle mobile . Sono complessivamente presenti circa 3100 canne e 50 registri e viene utilizzato nell'accompagnamento della liturgia ed in occasione di concerti.

Mons. Enrico Sazzini (parroco dal 1971 al 2009) fece restaurare molte opere pittoriche presenti in Collegiata e altre poste che ora sono poste nell'attiguo Museo di arte sacra;  nel 2001-2002 venne  compiuto il restauro conservativo della Collegiata che tornò a risplendere negli ori e decorazioni della sua originaria bellezza. (GV)

A rendere unica la Collegiata è il fatto di aver accanto, con tutto il patrimonio d'arredo sei--settecentesco, la Canonica (restaurata verso la fine del secolo scorso  ed oggi contenente anche il Museo di Arte Sacra), la sagrestia, la Camera e la Biblioteca Capitolare, ricca di preziosi ed antichi volumi.