Omelia del Card. Giuseppe Siri - 24 Giugno 1982

Natività di San Giovanni Battista

Del solo Giovanni Battista, nostro Patrono, del quale oggi celebriamo la solennità, oltre che di Cristo, il Vangelo narra la nascita. È uno dei pochissimi personaggi, contando quelli dell'Antico Testamento e del Nuovo, del quale Dio ha disposto fosse preannunciata miracolosamente la venuta in questo mondo. Il Vangelo letto narra della nascita di San Giovanni Battista: faccio notare che la divina Liturgia celebra la nascita solo di Gesù Cristo, della Madre Sua la Vergine Santissima, e di San Giovanni Battista.

È necessario rilevare questa singolarità. La sua nascita - ne abbiamo il resoconto dettagliato, di cui solo una parte è stata letta ora dal Vangelo di San Luca - è tutta ingemmata di miracoli. L'annuncio dato al padre nel tempio, il padre incredulo perché era già lui e sua moglie in un'età in cui non potevano avere figli, colpito dall'incapacità di parlare, in castigo o in ammonizione almeno per la sua incredulità. La stessa nascita di Giovanni Battista, il fatto che la madre, senza aver potuto conoscere questo dal padre diventato muto, sceglie il nome segnato da Dio. Ma, soprattutto, l'epilogo del racconto: il padre, ripieno di Spirito Santo, intona il canto del Nuovo Testamento, il Benedictus.

Ancor oggi, in tutto il mondo, le persone obbligate alla recitazione del Divino Ufficio delle Ore, all'alba devono ripetere questo Cantico. Siccome, nella nascita di San Giovanni Battista, i miracoli si ammirano - ma noi non li possiamo ripetere - è giusto che in questa nascita si cerchi quello che possiamo imparare a nostra edificazione.

Ora, la cosa stupenda è proprio che il padre di Giovanni, ripieno di Spirito Santo, intona il primo Cantico del Nuovo Testamento: il Benedictus. E dobbiamo imparare che cosa dice questo padre di tutta questa corona di cose prodigiose che fa parlare tutta la campagna di Giudea. Giovanni Battista è nato ad `Ain Karim, in un villaggio vicinissimo a Gerusalemme, dove ancora oggi si ha memoria della sua casa e del cantico declamato dal padre.

Che cosa dice il padre in occasione della nascita di Giovanni Battista? Annuncia solennemente la redenzione, annuncia il carattere di predecessore di questo figlio, e questo appartiene alla storia. Che cosa domanda che faccia questo figlio? Che illumini la mente di coloro che siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte, ma annuncia qualcos'altro, ed è quello sul quale attira la nostra attenzione.

Che cosa accadrà in quest'epoca di redenzione che si apre con la nascita di Giovanni il Battista? Questo: che la salvezza verrà dai nostri nemici. Troppi dimenticano questo che viene solennemente nella nascita di Giovanni Battista. Ed è importante, perché è questo enunciato che dice che tutto il male che accade nel mondo Dio lo piegherà a servire alla salvezza degli uomini.

Molti uomini iniqui, delinquenti, per non dir di peggio, credono di fare e di attuare i loro disegni, ma alla fine - se ne accorgano, non se ne accorgano, non

ha importanza- serviranno al piano di Dio. E questa è la speranza che ci sorregge, annunciata da Dio in questo giorno contro la visione del male, che talvolta tende a sopraffarci in questo mondo.

Ma c'è un altro annuncio nel Benedictus, perché senza timori, senza timori, liberati dalle mani dei nostri nemici, possiamo servire Lui, Dio; è la traduzione fedele. Perché rimane il timore? Rimane il timore, perché quando non si vive uniti a Dio, almeno a Lui ricorrendo, l'uomo, e a lui pensando, tutte le cose che noi non dominiamo e non possiamo dominare, siano esse nell'ordine naturale, siano esse conseguenze delle colpe e dei delitti degli uomini, ci fanno paura e prendono un aspetto minaccioso sul corso della nostra vita.

Il timore c'è in questo mondo per coloro che non si sentono di avere Iddio alle spalle, perché noi abbiamo dato il cuore a Dio e la mente, il più sovente possibile, al pensiero di Lui. Il timore rende affannosa la vita di tutti, soprattutto di quelli che hanno desiderato il potere e gli agi; si direbbe che nessuno di loro dorme tranquillo.

Imparino a ragionare con Dio e sarà passato il timore della loro vita. Se tra quelli che ascoltano c'è qualcuno che per un motivo o per l'altro vive di timore, esamini che il timore non sia conseguenza dei suoi difetti, prima di tutto, e riconosca umilmente e chieda perdono a Dio, poi si getti nelle braccia del Padre che sta nei cieli e non avrà timore, perché la Divina Provvidenza non ha dimenticanze: permette che il cielo si faccia nuvoloso per coloro che non sapendo interpretare la luce, almeno imparino qualcosa dalle tenebre e dal loro dolore.
 Così sia. Sia lodato Gesù Cristo.

Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo  (Disc. 293, 1-3; PL 38, 1327-1328)

La Chiesa festeggia la natività di Giovanni, attribuendole un particolare carattere sacro. Di nessun santo, infatti, noi celebriamo solennemente il giorno natalizio; celebriamo invece quello di Giovanni e quello di Cristo. Giovanni però nasce da una donna avanzata in età e già sfiorita. Cristo nasce da una giovinetta vergine. Il padre non presta fede all'annunzio sulla nascita futura di Giovanni e diventa muto. La Vergine crede che Cristo nascerà da lei e lo concepisce nella fede.

Sembra che Giovanni sia posto come un confine fra due Testamenti, l'Antico e il Nuovo. Infatti che egli sia, in certo qual modo, un limite lo dichiara lo stesso Signore quando afferma: «La Legge e i Profeti fino a Giovanni» (Lc 16, 16). Rappresenta dunque in sé la parte dell'Antico e l'annunzio del Nuovo. Infatti, per quanto riguarda l'Antico, nasce da due vecchi. Per quanto riguarda il Nuovo, viene proclamato profeta già nel grembo della madre. Prima ancora di nascere, Giovanni esultò nel seno della madre all'arrivo di Maria. Già da allora aveva avuto la nomina, prima di venire alla luce. Viene indicato già di chi sarà precursore, prima ancora di essere da lui visto. Questi sono fatti divini che sorpassano i limiti della pochezza umana. Infine nasce, riceve il nome, si scioglie la lingua del padre. Basta riferire l'accaduto per spiegare l'immagine della realtà.

Zaccaria tace e perde la voce fino alla nascita di Giovanni, precursore del Signore, e solo allora riacquista la parola.

Che cosa significa il silenzio di Zaccaria se non la profezia non ben definita, e prima della predicazione di Cristo ancora oscura? Si fa manifesta alla sua venuta. Diventa chiara quando sta per arrivare il preannunziato. Il dischiudersi della favella di Zaccaria alla nascita di Giovanni è lo stesso che lo scindersi del velo nella passione di Cristo. Se Giovanni avesse annunziato se stesso non avrebbe aperto la bocca a Zaccaria. Si scioglie la lingua perché nasce la voce. Infatti a Giovanni, che preannunziava il Signore, fu chiesto: «Chi sei tu?» (Gv 1, 19). E rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto» (Gv 1, 23). Voce è Giovanni, mentre del Signore si dice: «In principio era il Verbo» (Gv 1, 1). Giovanni è voce per un po' di tempo; Cristo invece è il Verbo eterno fin dal principio.