Omelia di S.E. Card. Carlo Caffarra

Solennità dell'Immacolata Concezione

1. "Benedetto sia Dio... ci ha scelti prima della creazione del mondo". Queste parole di S. Paolo ci svelano una grande verità: all’inizio del nostro esserci sta un’elezione divina in Cristo. Non siamo venuti al mondo per caso o per necessità; siamo venuti al mondo perché siamo stati pensati e voluti, scelti, dal Padre "prima della creazione del mondo".
Ma oggi noi celebriamo l’inizio dell’esserci di Maria; più precisamente, quindi, il suo essere stata scelta "prima della creazione del mondo" in Cristo, per essere santa ed immacolata al cospetto di Dio nella carità. La fede della Chiesa ci insegna oggi come è stato quell’inizio, l’inizio dell’esistenza di Maria. Questo insegnamento contiene due affermazioni: Maria è stata preservata dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento; questa preservazione è un atto di misericordia del tutto speciale usatale dal Padre in virtù dei meriti di Cristo.
Per comprendere questo insondabile gesto di misericordia del Padre verso Maria, dobbiamo leggere e meditare con grande attenzione la prima lettura. Essa descrive accuratamente le conseguenze del primo peccato umano, quello compiuto del primo uomo e dalla prima donna. Essi perdono la grazia della loro santità originale. Hanno paura di quel Dio di cui si erano fatti l’idea come di un Dio geloso della grandezza umana. L’armonia intima della loro persona, conseguenza della loro sottomissione a Dio, è stata disintegrata, dal momento che il dominio delle facoltà superiori sopra quelle inferiori è stato infranto. L’unione dell’uomo colla donna è sottoposta a tensioni, essendo i loro rapporti segnati dal conflitto e dalla tendenza dell’uomo ad asservire la donna.
Ma il peccato commesso dal primo uomo e dalla prima donna non ha avuto queste conseguenze solo su loro. Adamo ed Eva hanno commesso un peccato personale, ma questo peccato ha intaccato la natura umana (e quindi ciascuno di noi), che essi ci hanno trasmesso in una condizione decaduta. Decaduta da che cosa? Dalla partecipazione alla vita stessa di Dio, che ci rendeva suoi familiari; dall’integrazione nella nostra persona fra tutti i nostri dinamismi operativi, che ci avrebbe fatto vivere nella pace e nell’armonica dentro di noi; dalla comunione profonda con le altre persone. E’ questa la nostra condizione!
Maria, unica persona umana, ne è stata preservata; fin dal primo istante della sua vita, nel suo stesso essere concepita, ella non ha avuto nessuna complicità col peccato. La misericordia del Padre, compiendo un gesto unico di predilezione, l’ha preservata. La misericordia del Padre si è come frapposta fra l’universale propagazione del male e la persona di Maria, per porla al di sopra di quel peccato che ognuno di noi contrae in forza della sua stessa partecipazione alla natura umana decaduta. Veramente Ella è stata benedetta con ogni benedizione spirituale in Cristo!
"Io porrò inimicizia tra te e la donna": queste parole di compiono perfettamente in Maria. Ella è, fin dal suo concepimento, la nemica propria e personale di Satana, la nemica irriducibile che gli sfugge completamente. E’ la sua avversaria perché non ha con lui nessuna complicità nella costruzione del regno del male.
La fede della Chiesa ci insegna anche un’altra verità riguardante l’inizio di Maria. Quest’elezione privilegiata che preserva Maria da ogni colpa e la colma d’ogni benedizione, è data a Lei in previsione del sacrificio di Cristo sulla Croce. Il mistero di oggi è, come ogni celebrazione cristiana, la celebrazione della potenza redentiva di Cristo; è il più profondo, il più puro, il più splendido trionfo della sua grazia. Nella persona di Maria l’efficacia della morte e risurrezione di Cristo è piena e radicale. In Lei, veramente, "il Signore ha manifestato la sua salvezza, agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia". "Egli ha fatto per Lei più che per qualsiasi altra creatura. Agli altri, Egli dà la grazia e la rigenerazione in un preciso istante della loro esistenza terrena: a Lei Egli la diede fin dal suo inizio" [J.H. Newman].
2. Questo mistero getta una luce del tutto singolare dentro all’oscurità dell’"enigma umano". Per due ragioni fondamentali.
Da una parte, in Maria noi oggi sappiamo non quale è la persona umana ideale, ma la persona umana vera. Ciò che ella è stata fin dal primo momento della sua vita, non esprime un orizzonte ideale verso il quale tendere, ma è ciò che costituisce il nostro essere personale voluto e predestinato ad essere figlio adottivo per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito del Padre. Ogni altra concezione dell’uomo che non tenga conto o addirittura che neghi questo originario legame a Cristo, è una menzogna detta all’uomo.
Dall’altra parte, e di conseguenza, nella luce del mistero che oggi celebriamo, siamo in grado di fare una diagnosi completamente vera dei nostri mali spirituali. La verità del peccato originale è la verità forse più difficile da accettare, ma la sua negazione o dimenticanza rende veramente la condizione umana attuale un enigma insolubile. Ignorare che l’uomo ha una natura ferita, incline al male, è causa di gravi errori nel campo dell’educazione, della politica, dell’azione sociale, e dei costumi.
La Madre di Dio, che più di ogni altro, ha vissuto in sé l’esperienza del mistero della redenzione umana, ci introduca nella grande celebrazione giubilare di questo stesso mistero.

[Dalla Loggia della Cattedrale 8-12-99]

"Tota pulchra es, Maria – Tutta bella sei, o Maria". Ancora una volta volgiamo gli sguardi verso di Te, o Maria, per contemplare la bellezza della tua persona: la bellezza che è lo splendore della verità della persona. In Te, infatti, noi oggi vediamo pienamente realizzato il progetto che Dio ha su ciascuno di noi. L’attrazione che Tu eserciti è dovuta al fatto che il nostro cuore vede in Te la perfetta realizzazione dei suoi desideri più veri.
L’efficacia della redenzione di Cristo, che in Te raggiunge il suo massimo splendore, si manifesta ben visibile anche dentro alla storia quotidiana della nostra città. Si manifesta nella santità di vita nella quale tanti sposi vivono il loro matrimonio. Nella vicinanza ai bisogni umani vissuta dalle nostre religiose, quotidianamente. Nella passione con cui tanti uomini e donne si stanno dedicando all’educazione dei nostri bambini e dei nostri giovani: in famiglia, nelle scuole, nelle parrocchie. Nell’eroica fedeltà dei nostri sacerdoti al loro ministero pastorale. E’ la luce che splende nella nostra città.
Ma non possiamo dimenticare che questa luce ha anche attorno a sé tante tenebre; non possiamo non dimenticare i tanti pesi che opprimono il cuore, quando contempliamo la tua bellezza. E’ la tragedia della disoccupazione, che sembra non voler mai abbandonare la nostra città. Da questo luogo, dico ai responsabili: in nome di Dio, fate ogni cosa perché rifiorisca nella nostra città il lavoro! Non inaridite la fonte della libera iniziativa e della creatività economica, favoritela in tutti i modi!
E’ la tragedia di tanti giovani vite spezzate e distrutte o fisicamente sulle nostre strade o spiritualmente perché private del loro più elementare diritto: essere educate da noi adulti a discernere il vero dal falso, il bene dal male.
"Sotto il tuo aiuto noi ci rifugiamo, o Santa Madre di Dio: non disprezzare la nostra invocazione. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria".
Il Padre è ben lontano dal fare calcoli: non vuol sentire parlare di meriti. E' la rivelazione più sconvolgente di Dio: Gesù è tutto nella sua relazione filiale con il Padre ed invita tutti gli uomini ad entrare in questa stessa relazione. Invita i "peccatori" che nella parabola sono identificati con il figlio minore a non vivere il rapporto con Dio in termini di "colpevolizzazione" e "i giusti", il figlio maggiore, in termini di "giustificazione": la grande novità del Vangelo di Gesù è che il rapporto con Dio è solo rapporto filiale, pienamente liberante. "Figlio, tu sei sempre con me": lasciarsi amare dal Padre significa cessare di colpevolizzarsi e di colpevolizzare gli altri, di giustificarsi e di giustificare gli altri e cominciare a vivere una esistenza di assunzione di piena responsabilità filiale, una esistenza pacificata, che passa dalla morte alla vita, libera da sospetti, gelosie, calcoli, pienamente fraterna.