Maggio, mese mariano

Il mese di maggio è senza dubbio uno dei più cari al popolo dei credenti. Non solo al popolo cattolico ma anche a quello ortodosso orientale. La fede e la devozione nella Madonna è universale, è – per l’appunto – cattolica. I protestanti in genere considerano Maria come la madre di Gesù, accettano i dati del Concilio di Efeso (431 d C) che definì Maria la “Theotokos”, ovvero la Madre di Dio, ma non hanno alcuna venerazione né per Maria né per i santi, che non reputano intercessori presso Dio. A questa credenza dei protestanti fanno eccezione gli anglicani (anche se non tutti: il mondo protestante infatti è diviso) e ne fa fede una bellissima vicenda che lega anglicani e cattolici nella devozione alla Vergine Maria, attraverso una veneratissima immagine che si trova a Nettuno e che originariamente era ad Ipswich Town, in una chiesa anglicana.

L’origine storica della devozione del mese di maggio è abbastanza recente, risale infatti al settecento. La devozione deriva dal fatto che maggio è in genere il mese di risveglio della natura attraverso i fiori, soprattutto le rose. E Maria è per davvero il fiore più bello del giardino di Dio. La liturgia della Parola, peraltro, non è particolarmente ricca di riferimenti a Maria, in questo mese. Siamo infatti nel tempo di Pasqua e gli annunci pasquali, come pure la vita della nascente Chiesa, sono al centro della vita liturgica. Questo può dipendere anche dal fatto che Maria è sempre stata molto silenziosa e riservata durante la vita di Gesù, stando almeno ai dati dei Vangeli, che non avrebbero certo mancato di mettere in luce i suoi interventi, se ce ne fossero stati di più. Eppure le recenti riforme della liturgia permettono oggi di celebrare il culto di Maria nella Messa attraverso un lezionario ed un messale specifici, chiamati appunto mariani.

In essi troviamo decine di titoli attribuiti a Maria, come Maria madre della Chiesa, Maria nella Resurrezione del Signore ecc. D’altronde la consuetudine di chiamare Maria con diversi titoli è più antica. Dalla prima metà del secolo XVI si cantavano nella santa casa di Loreto le litanie, dette poi “lauretane”, che desiderano cantare e celebrare l’azione di Dio in Maria, per far comprendere la credente non solo la grandezza della madre ma anche l’azione stessa di Dio in ciascuno di noi. Papa Sisto V le approvò nel 1587 e vengono recitate dopo il Rosario, ripetendo ogni volta “prega per noi”. Sono una vera “oratio fidelium” semplicissima, accessibile a tutti, una preghiera che non ha bisogno di particolari stati d’animo o di luoghi specifici, ma che certo richiede un minimo di concentrazione poiché è sempre – come ogni preghiera mariana – indirizzata alla Trinità. Il papa Leone XIII chiese in particolare di recitarle nel mese di ottobre, mese dedicato alla devozione del Rosario.

La devozione del Rosario fu resa popolare da san Domenico che ebbe un’apparizione della Vergine nel 1214 e fu incrementata dal papa san Pio V nell’anno della battaglia di Lepanto, il 1571, che permise attraverso una vittoria avvenuta il 7 ottobre all’Europa di non essere conquistata dai turchi ottomani e di rimanere cristiana.

Come vivere il mese di maggio è molto semplice. Il Rosario ne è l’arma più sicura. Se non si conoscono i misteri (che sono attualmente venti) si può acquistare un libretto da tenere sempre con sé. Ogni Rosario o ogni mistero può essere dedicato ad un’intenzione particolare. Il Rosario è per davvero una preghiera di intercessione, che ricorda quella di Abramo verso Dio per salvare le città peccatrici di Sodoma e Gomorra. Quella stupenda preghiera (Gen 18,22-33) è l’icona di ogni uomo che insiste presso Dio per ottenere la misericordia, che va sempre chiesta per sé e  per tutti. Il Rosario si può recitare anche posponendo alla prima parte dell’Ave Maria una frase biblica, da ripetere sempre, presa da un Salmo o dal Vangelo del giorno. Questa piccola frase diventa una litania che esprime noi stessi, il nostro momento, il nostro animo. Come un “mantra” buddista, ovvero un piccola e segreta frase che ognuno di noi conosce, nel senso che ne conosce la potenza su Dio e la capacità evocativa su se stessi, in termini di amore, di serenità, di forza.

Il Rosario può diventare anche un gran momento di gratitudine. Quando diciamo la frase “Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno”, noi pronunciamo una “euloghìa”, una benedizione. Possiamo ogni volta pensare a un motivo per benedire il Signore. Ti benedico per la vita, per la salute, per la fede, per i figli, per i dono che mi hai dato. Così il mese di maggio diventa per davvero il mese in cui si colgono i fiori più belli della nostra fede, che non può esistere senza riconoscenza a Dio.