Omelia in occasione dell'ordinazione di 16 nuovi diaconi
Card. Giacomo Biffi

Carissimi, che con questo rito venite annoverati tra i sacri ministri, oggi voi consegnate irrevocabilmente a Cristo la vostra unica vita. E, diventando diaconi, vi proponete di spendere tutti i giorni che la Provvidenza vi darà nel servizio ravvicinato del Signore dell'universo e dei cuori, nel servizio della Chiesa che egli ama, nel servizio del vero bene dei fratelli che incontrerete.
Si delinea così per voi, a partire da questo momento, una straordinaria avventura umana; un'avventura che adesso vi è ancora per larga parte ignota e imprevedibile. Ma già potete stare certi che sarà ricca di senso, luminosa di verità, calda di passione apostolica.
E' la stessa avventura, esigente ma piena di fascino, che è stata prospettata al protagonista dell'episodio della pagina evangelica odierna e che egli non ha avuto il coraggio di intraprendere, candidandosi così a una sorte di rimpianto e di tristezza: "Rattristatosi, se ne andò afflitto" (cf Mc 10,22). Eppure aveva cominciato bene, tanto che nelle premesse della sua vicenda voi potete riconoscere anche le vostre.
"Gli corse incontro" (cf Mc 10,17). Va a Gesù con tutto l'impeto generoso della sua giovinezza. Ed è ciò che è avvenuto anche a voi: anche voi gli siete "corsi incontro". Oggi, ripensando all'itinerario della vostra vocazione e al tempo del seminario, avrete probabilmente l'impressione che tutto sia "corso", che tutto sia volato. Sospinti, come eravate, da uno slancio interiore che vi faceva mirare alla mèta e non vi consentiva di indugiare in pensieri estranei e forvianti, avete psicologicamente bruciato le tappe e così siete giunti quasi in un tratto a quest'ora decisiva.
"Gesù, guardandogli dentro, lo amò" (cf Mc 10,21). Lo sguardo radioscopico del Figlio di Dio ha scrutato dentro anche a voi: ha visto le vostre capacità e la vostra indigenza, ha visto la vostra debolezza e la vostra disponibilità, ha visto il vostro desiderio di verità e la sincerità della vostra ricerca.
Vi ha visto come siete; e come siete vi ha amati, per farvi diventare con l'energia trasformante del suo amore come lui vi vuole. A questo fine anche a voi - come già al giovane irresoluto - oggi fa una proposta radicale e totalizzante: "Va', vendi quello che hai e dallo ai poveri. Poi vieni e seguimi" (ib.).
Vendi quello che hai, tutto quello che è ancora tuo: tutti i sogni, i progetti, le prospettive che sono normali in un uomo, tutte le possibilità di affermarsi nei più lusinghieri spazi mondani, tutta la naturale libertà di disporre a piacimento del proprio tempo, dei propri pensieri, dei propri affetti. "Vendi", cioè sacrifica tutto.
Sacrifica tutto a vantaggio dei "poveri", cioè di quanti solleciteranno con la loro multiforme miseria la tua attenzione di ministro di Dio, di "diacono", vale a dire di servo del Signore e dei fratelli. Gli uomini sono tutti variamente "poveri": o perché senza difesa e senza mezzi nella lotta della vita, o perché privi di luce e bisognosi di conoscere la verità che salva, o perché anelanti di trovare qualcuno che gli faccia sperimentare concretamente la benevolenza del Padre celeste, o perché senza speranza e vogliosi di essere rassicurati sul loro destino. A tali "poveri" voi regalerete il frutto della rinuncia di oggi; una rinuncia che, se vissuta bene, è una scelta grande e gratificante, una gioiosa e autentica liberazione.
A questa proposta di Cristo voi oggi - diversamente dal giovane ricco - siete venuti a dire di sì. Siete ben determinati a non sottrarvi all'amore possessivo e coinvolgente con cui il Signore vi vuole.
Vi accingete dunque a condividere la risoluzione di Pietro e degli apostoli che abbiamo ascoltato nella stessa pagina di Vangelo, sicché anche voi potete rispondere a colui che vi chiama: "Eccomi!". Anche voi potete dire al Signore Gesù: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito".
Allora anche per voi oggi risonerà la promessa magnifica e sorprendente del vostro divino Datore di lavoro: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e del Vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna" (Mc 10,29-30).
Tre cose, come vedete, vi vengono qui assicurate: un'esistenza anche umanamente sovrabbondante ("cento volte tanto") per i valori spirituali, la comunione fraterna, il possesso di beni soprannaturali che la impreziosiranno; le "persecuzioni", cioè le sofferenze, le incomprensioni e i guai che non sono stati risparmiati nemmeno al nostro Redentore e Maestro; e infine la "vita eterna", cioè il premio saziante e il gioioso traguardo che attende infallibilmente quelli che si saranno con piena docilità conformati alla volontà del Padre e ai suoi trascendenti disegni.
Diletti figli e figlie! Ricordate l’ammoni-zione del Salmista: Se il Signore non prende in guardia la città, invano veglia chi la custodisce. Anche questa città così bella e forte della vostra presente felicità Dio solo può mantenerla intatta con la sua legge e la sua grazia. Tutto quanto è semplicemente umano è troppo fragile e precario da bastare a se stesso: ma la fedeltà ai comandamenti divini assicurerà l’inviolabile costanza del vostro amore e della vostra letizia attraverso le vicende della vita. È ciò che imploriamo dal Signore per voi, mentre di gran cuore vi impartiamo la Nostra paterna Apostolica Benedizione.