Dalle Omelie di san Beda il Venerabile

Appena Maria ha dato il suo consenso all'angelo dell'annunciazione, questi si volge verso il cielo e Maria verso la montagna. Ella si mette subito in viaggio per andare a trovare Elisabetta, mossa non da dubbio o da incredulità, ma per compiere il suo dovere con gioia e dedizione.
Il racconto si connota anche per una dimensione simbolica: quando l'anima concepisce in sé stessa il Verbo di Dio, si mette immediatamente in viaggio verso la montagna spirituale mediante l'amore, allo scopo di raggiungere la città della Giudea, vale a dire la rocca dell'adorazione della lode.
Entrata nella casa di Zaccaria salutò Elisabetta. Chi è vergine ha qui da imparare l'umiltà di Maria, per essere casto e puro di cuore. Vedete che la più giovane visita la più anziana e la vergine saluta la donna sposata.
Occorre infatti che la vergine sia tanto più umile quanto più è casta. Dimostrando il proprio rispetto a chi è più anziano di età, essa inghirlanda il suo stato verginale con la lode resa alla sua umiltà.
Maria viene da Elisabetta e il Signore viene da Giovanni, affinché l'una sia colmata di Spirito Santo e l'altro sia consacrato dal battesimo. L'umiltà dei primi procura l'elevazione degli altri.
Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria.. il bambino le sussulto nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo.
Fate attenzione all'ordine e al significato delle parole: Elisabetta è la prima a udire le parole di Maria, ma Giovanni è il primo ad avvertire la grazia di Cristo.
Elisabetta ascolta in modo naturale, ma Giovanni trasalisse a causa del mistero.
Elisabetta percepisce l'arrivo di Maria, ma Giovanni presente quello del Signore.
Le due donne proclamano la grazia, i due bambini la operano.
I bambini sono confrontati con il mistero divino grazie all'azione delle madri, mentre queste profetizzano con un duplice miracolo grazie allo spirito dei due bambini.
Giovanni trasalisse, poi Elisabetta è piena di Spirito Santo. Il figlio riceve lo Spirito per primo in modo che lo possa comunicare alla madre.
Elisabetta esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!".
Notiamo qui che l'antica profezia in ordine a Cristo si attua non soltanto nella realtà dei miracoli, ma anche nella loro espressione letterale. Infatti era stato promesso con giuramento al patriarca i Davide: Il frutto delle tue viscere io metterò sul mio trono (Sal 131, 11).
A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
Elisabetta non pone la domanda per ignoranza, giacché sa benissimo che è salutata dalla madre del suo Signore in vista della santificazione di suo figlio. Parla cosi, dato che è stupefatta per la novità di quel miracolo, e proclama che esso non dipende dal proprio merito, ma dal dono di Dio.
Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi. il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.
Elisabetta aveva taciuto sulla sua maternità incipiente, finché ne ignorò il mistero; ma dopo cinque mesi di silenzio sul concepimento del figlio, comincia a parlarne rallegrandosi di aver concepito un profeta.
Prima Elisabetta stava nascosta, ora si mette a proclamare benedizioni. Era rimasta dubbiosa, ma adesso è rassicurata. Alla venuta del Signore ella si esprime a gran voce, si cura com'è che il frutto del suo ventre è voluto da Dio. Non ha più nessun motivo per sottrarsi agli sguardi, dato che la nascita di un profeta attesta un concepimento integro e retto.
E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore.
Maria non ha dubitato, ma ha creduto e ha ottenuto il frutto della sua fede. Ella è veramente beata, molto più di Zaccaria. Questi aveva opposto un dubbio e Maria lo cancella con la sua fede.
Non c'è da stupirsi che il Signore abbia voluto riscattare il mondo, cominciando quest'opera da sua madre. Egli prepara in lei la salvezza di tutti gli uomini e le fa gustare per prima le primizie del frutto salutifero.
Notiamo pure che la grazia di cui è colmata Elisabetta, all'arrivo di Maria, la illumina di uno spirito profetico che abbraccia simultaneamente il passato (colei che ha creduto), il presente (madre del mio Signore), e il futuro (nell'adempimento delle parole del Signore).
Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore". Iddio mi ha innalzata con un dono cosi grande e inaudito che nessun linguaggio mi offre le parole adeguate ad esprimerlo; riesce a coglierlo soltanto il sentimento del cuore profondo.
Consacro, perciò, tutte le mie energie spirituali all'azione di grazie e alla lode e consegno quanto in me vive, sente e capisce alla contemplazione della grandezza di Colui che non ha limiti. Il mio spirito infatti esulta per la divinità eterna di Gesù Salvatore che da me ha preso l'esistenza nel tempo.