Duc in altum

La liturgia oggi ci invita a leggere la pagina del Vangelo di Luca (Lc.5,1-10) che ha ispirato il Papa Giovanni Paolo II nella composizione della Lettera apostolica "Novo millennio ineunte", lo scritto pastorale forse più ricco del suo lungo pontificato. "All'inizio del nuovo millennio riecheggiano nel nostro cuore le parole con cui un giorno Gesù, dopo aver parlato alle folle dalla barca di Simone, invitò l'apostolo a "prendere il largo" per la pesca. Pietro e i primi compagni si fidarono della parola di Gesù e gettarono le reti. E avendolo fatto, presero una grande quantità di pesci. Prendi il largo. Questa parola risuona oggi per noi e ci invita a fare memoria grata del passato, a vivere con passione il presente, ad aprirci con fiducia al futuro".

Oggi la Liturgia ci invita a rivivere l'esperienza che ha trasformato Simone in Pietro, che ha dato inizio al cammino della Chiesa, abbandonata totalmente alla forza della Parola di Cristo e per questo piena di speranza e di coraggio verso il futuro.

Con raffinata intelligenza spirituale, la Liturgia odierna accosta l'esperienza del profeta Isaia (Is.6,1-8) a quella di Pietro, facendoci leggere i racconti delle loro vocazioni. Le circostanze in cui esse avvengono sono diverse: ma anche questo fatto è significativo. Per Isaia l'evento accade con una visione grandiosa, nel Tempio di Gerusalemme avvolto dai fumi dell'incenso. Simone è invece sul lago di Gennesaret, dove si svolge la sua vita e il suo lavoro quotidiano.

Entrambi sono imprevedibilmente di fronte alla presenza di Dio: Isaia con una visione, nel contesto di una solenne liturgia, Simone nel contesto per lui molto familiare di un mattino amaro per l'esito fallimentare di una pesca, quando una parola assurda per lui, pescatore esperto, irrompe imprevedibilmente e irresistibile per lui: "Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca". La risposta di Simone non è quella di un uomo ingenuo, dettata da un entusiasmo sentimentale, ma è piuttosto la reazione di un uomo esperto, stanco e deluso per una fatica risultata inutile. "Maestro, Simone si rivolge così a Gesù, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla", con l' amarezza di un uomo che conosce bene il mestiere e nello stesso tempo esprimendo tutta la sua fiducia in un Maestro la cui Parola è tanto autorevole. Così, Simone manifesta l'umiltà di saper mettere il disparte la sua competenza di pescatore provetto: egli sa benissimo che se non ha pescato niente tutta la notte, in acque a lui note, avrebbe avuto ancora minori probabilità di successo durante il giorno, in acque non adatte. Alla fiducia in se stesso, preferisce un atto di totale abbandono nella Parola di questo singolare Maestro che gli chiede di avventurarsi in acque sconosciute, di allargare gli orizzonti, di sperimentare tempi e metodi per lui completamente nuovi, e di coinvolgere nella sua esperienza i compagni che finora si sono fidati della sua abile e concreta competenza. "Ma sulla tua Parola getterò le reti": così, Simone introduce una radicale novità nella sua vita, alla fiducia in se stesso preferisce l'ascolto di una Parola che gli chiede l'adesione ad una logica totalmente nuova, la cui efficacia gli è ancora completamente sconosciuta.

Come Isaia, Simone sperimenta di essere imprevedibilmente messo di fronte alla presenza di Dio. Se per Isaia avviene con una visione, per Simone avviene con l'ascolto di una Parola, che gli chiede il coraggio dell'adesione totale e gli cambia radicalmente la vita: "fecero così e presero una grande quantità di pesci". E' interessante notare la precisione con cui Luca, sottolineando il coinvolgimento dei compagni, dice che la decisione radicale, l'ascolto della Parola è un atto personale di Simone: c'è una scelta che è libera, non emotiva, non facilitata da una condivisione comunitaria, e che solo la persona nella sua libera solitudine può fare.

Isaia e Simone hanno la stessa reazione di fronte all'irruzione di Dio nella loro vita: hanno la stessa coscienza della santità di Dio e dell'abisso che li separa da Lui. Isaia esce in un grido: "Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti". Luca introduce a questo punto del suo racconto una singolare novità: appare il nome di Simon Pietro, presente solo in Matt.16,16 e presente per 17 volte nel Vangelo di Giovanni. Proprio nel momento nel quale l'esperienza di Dio produce l'esperienza della fragilità dell'uomo se da una parte diventa evidente la insuperabile distanza dell'uomo da Dio, dall'altra Dio stesso coinvolge l'uomo nel suo progetto di salvezza del mondo: la fragilità di Simone, pur rimanendo intatta, diventa la pietra di cui Dio si serve. "Simone Pietro, al vedere tutto questo, si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: Signore, allontanati da me perché sono un peccatore".

L'indegnità umana non ferma l'amore di Dio: Dio chiede soltanto che l'uomo stia di fronte a lui, nella verità, perché solo così, egli può colmare la sua fragilità. Isaia e Simone sono presi da una specie di terrore di fronte a Dio: Isaia nella sua visione, vede compiersi un gesto che lo purifica e lo rassicura, e Simone ascolta la Parola di Gesù: "Non temere" e entrambi ricevono la chiamata a mettersi al servizio di Dio, Isaia come profeta e Simone come "pescatore di uomini" cioè come salvatore di uomini dal male.

"E, tirate le barche a riva, lasciando tutto, lo seguirono": e comincia così l'avventura affascinante e pure sempre drammatica, di coloro che hanno il coraggio di abbandonare tutto e di seguire Gesù. "Seguire" Gesù, significa non solo mettersi all'ascolto della sua Parola di Maestro, ma lasciarsi afferrare da Lui, il Signore, lasciarsi coinvolgere dal suo progetto.

"Seguire" Gesù significa essere afferrati dal mistero della collaborazione con Dio e sperimentare continuamente che la grazia di Dio opera nella debolezza dell'uomo: "abbandonare tutto", la propria sicurezza, i propri progetti, la propria logica, è la condizione che accompagna ogni attimo della vita di chi è afferrato da Dio.