La nostra certa fede nella Risurrezione finale: un inno alla vita per sempre

Si conclude oggi la settimana liturgica e di preghiera dedicata ai Santi e ai Defunti. Siamo stati invitati in questi giorni a contemplare la Gerusalemme celeste e a pensare, seriamente, ai nostri fratelli defunti, che sono ancora in attesa della visione beatifica di Dio nel Purgatorio.
Le anime sante del purgatorio attendono il nostro suffragio e la nostra preghiera, nonché le nostre opere di bene, soprattutto in questo anno della misericordia che volge al termine; mentre i santi dei Paradiso, pregano per noi e vigilano sul nostro cammino terreno.
Oggi la liturgia della parola di Dio ci mette di fronte alla verità di fede della risurrezione. Come recitiamo nel credo, "aspettiamo la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà". Su tali verità molti non credono e al tempo di Gesù erano proprio i Sadducei a non credere nella risurrezione finale e ironizzano su questo argomento con Gesù, il quale dà a loro una risposta biblica, chiara e indiscutibile. Essi partono da un caso morale, da una vedovanza ripetuta da parte di una donna, che sposa ben sette uomini, in successione di tempo, in seguito alla loro morte, essendo mariti della donna.
E Gesù replica loro con un ragionamento molto evidente, che attinge il contenuto all'Antico Testamento: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui».
La risposta di Gesù fu molto chiara e soddisfacente, al punto tale che l'evangelista Luca annota, riferito agli scribi che avevano posto la domanda a Gesù: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più fargli alcuna domanda".
Sul tema della risurrezione è incentrata anche la prima lettura, tratta dal secondo libro dei Maccabei, dove è narrata l'uccisione, tramite fuoco, di sette fratelli, che sono così convinti della loro fede, che non hanno paura di andare incontro alla morte, in una fornace, che distrugge il corpo, ma eleva l'anima e la colloca nell'eternità, vicino a Dio, rispetto ad un'altra fornace quell'inferno, nella quale bruceranno in eterno tutti coloro che hanno fatto del male su questa terra.
La sequenza straziante della morte di questi fratelli, è un inno alla vita per sempre. Infatti, questi "ridotto in fin di vita, diceva: «È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurrezione per la vita».
Chiara la separazione tra il bene e il male; tra il paradiso e l'inferno; tra la risurrezione per la vita per sempre e la continuazione della morte per sempre, che si sperimenta nell'inferno.
Guardando alla prospettiva dell'eternità, san Paolo Apostolo scrivendo ai cristiani di Tessalonica, raccomanda proprio quello di avere uno sguardo proiettato e immerso nell'eternità, al fine di agire bene su questa terra, senza facili illusioni di una conquista a buon prezzo della salvezza. Cristo ci ha redento a caro, prezzo con il suo sangue versato sulla croce per noi.
Lasciamoci guidare dalla passione di Cristo e per Cristo, dalla passione per la vita, non solo in questo tempo che il Signore ci ha concesso per sempre. E per far ciò, è necessario vivere costantemente nell'amore e nella pazienza di Cristo. Lottare il male e il maligno è dovere di ogni cristiano che ha fede vera e certa, perché il male si insinua in ogni situazione e può generare un'assuefazione ad esso, fino al punto tale che non riusciamo più a distinguere il vero bene dal vero male.
Preghiamo oggi, con queste parole che nascono dal profondo del nostro cuore e ci manifestano come comunità di veri credenti nella beata risurrezione finale, di noi e di tutti i nostri fratelli, vivi e defunti: "O Dio, Padre della vita e autore della risurrezione, davanti a te anche i morti vivono; fa' che la parola del tuo Figlio, seminata nei nostri cuori, germogli e fruttifichi in ogni opera buona, perché in vita e in morte siamo confermati nella speranza della gloria".
Vogliamo concludere questa riflessione con due richiami al Catechismo della Chiesa cattolica: la morte e il giudizio finale. Sulla morte leggiamo: "Per il cristiano, che unisce la propria morte a quella di Gesù, la morte è come un andare verso di lui ed entrare nella vita eterna. Quando la Chiesa ha pronunciato, per l'ultima volta, le parole di perdono dell'assoluzione di Cristo sul cristiano morente, l'ha segnato, per l'ultima volta, con una unzione fortificante e gli ha dato Cristo nel viatico come nutrimento per il viaggio, a lui si rivolge con queste dolci e rassicuranti parole: Parti, anima cristiana, da questo mondo, nel nome di Dio Padre onnipotente che ti ha creato, nel nome di Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che è morto per te sulla croce, nel nome dello Spirito Santo, che ti è stato dato in dono; la tua dimora sia oggi nella pace della santa Gerusalemme, con la Vergine Maria, Madre di Dio, con san Giuseppe, con tutti gli angeli e i santi. Tu possa tornare al tuo Creatore, che ti ha formato dalla polvere della terra. Quando lascerai questa vita, ti venga incontro la Vergine Maria con gli angeli e i santi. Mite e festoso ti appaia il volto di Cristo e possa tu contemplarlo per tutti i secoli in eterno [Rituale romano, Raccomandazione dell'anima].
Sul Giudizio finale, il Catechismo ci fa seriamente riflettere, sul futuro: "La risurrezione di tutti i morti, "dei giusti e degli ingiusti", precederà il Giudizio finale. Sarà "l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce [del Figlio dell'Uomo] e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna". Allora Cristo "verrà nella sua gloria, con tutti i suoi angeli... E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra... E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna".
Il Giudizio finale manifesterà, fino alle sue ultime conseguenze, il bene che ognuno avrà compiuto o avrà omesso di compiere durante la sua vita terrena. Il messaggio del Giudizio finale chiama alla conversione fin tanto che Dio dona agli uomini "il momento favorevole, il giorno della salvezza". Ispira il santo timor di Dio. Impegna per la giustizia del Regno di Dio. Annunzia la "beata speranza" del ritorno del Signore il quale "verrà per essere glorificato nei suoi santi ed essere riconosciuto mirabile in tutti quelli che avranno creduto".
Il Giudizio finale avverrà al momento del ritorno glorioso di Cristo. Soltanto il Padre ne conosce l'ora e il giorno, egli solo decide circa la sua venuta. Per mezzo del suo Figlio Gesù pronunzierà allora la sua parola definitiva su tutta la storia. Conosceremo il senso ultimo di tutta l'opera della creazione e di tutta l'Economia della salvezza, e comprenderemo le mirabili vie attraverso le quali la Provvidenza divina avrà condotto ogni cosa verso il suo fine ultimo. Il Giudizio finale manifesterà che la giustizia di Dio trionfa su tutte le ingiustizie commesse dalle sue creature e che il suo amore è più forte della morte.