Seguire Cristo sulla via della croce e della totale donazione

In questa domenica del tempo ordinario, la Parola di Dio ci invita a metterci alla sequela di Cristo con cuore semplice, disponibile e indiviso. Un progetto di vita cristiana che ognuno di noi ha deciso liberamente di fare suo, con il battesimo e con i successivi momenti di impegno personale e di coscientizzazione del dato di fede, richiede una disponibilità del cuore, la capacità di sapere progettare il proprio bene e perseguirlo in tutti i modi possibili. Non è facile o semplice seguire Gesù. La sua sequela richiede rinuncia, sacrificio, oblazione, capacità di guardare oltre il temporale e il contingente e saper immergersi nell'eterno.

In questi giorni di profonda tristezza nel cuore per la perdita di mia sorella, ma soprattutto per i tanti morti del disastroso sisma dell'Italia Centrale, che ho vissuto in prima persona nella notte del 24 agosto, stando a Cascia, per l'annuale pellegrinaggio e ritiro spirituale a Santa Rita, ho visto con i miei occhi (e non è la prima volta) quanto siamo effettivamente appesi ad un leggero filo del tempo. Basta pochi secondi di terremoto o di altro che ci troviamo davanti al tribunale di Dio per rendere conto della nostra vita. Questo non ci deve angosciare, ma semplicemente responsabilizzarci di fronte al dono del tempo che il Signore ci ha concesso e che noi dobbiamo valorizzare pienamente per il nostro e altrui bene. Il testo del Vangelo di oggi ci porta nel cuore delle vere scelte che si fanno per il Signore e che non ammettono limiti o condizioni da parte nostra. Egli infatti ci dice: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: "Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro". Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Essere distaccati dai beni e dagli affetti umani e assumere il peso della croce sulle proprie spalle sono le condizioni indispensabili per seguire Gesù e seguirlo con sincerità e convinzione interiore. L'opera che si inizia va portata a termine, in quanto Gesù è l'esempio per eccellenza della fedeltà e della coerenza fino alla morte.

Il testo della prima lettura di oggi, tratto dal Libro della Sapienza, di grande spessore culturale e spirituale, ci aiuta ad approfondire il tema della conoscenza di Dio, che passa non solo attraverso la capacità del ragionare, ma del sentire e della sensibilità del cuore umano. La vera sapienza che chiediamo al Signore, non è la pura intelligenza, ma è la sapienza del cuore, che cercare le ragioni profonde del suo essere e del suo amare, proprio in Dio che è sorgente dell'amore vero. E' proprio vero, quello che leggiamo in questo brano della Scrittura. I nostri ragionamenti umani, sono timidi ed incerti, perché nella nostra condizione di creature non possiamo comprendere a pieno la grande e l'infinità bontà di Dio. Rimane per noi un grande mistero della fede, che, come tale, va vissuto in quella dimensione di eternità, che avremo modo di vivere, dopo la conclusione del pellegrinaggio terreno. Con l'Apostolo Paolo, dobbiamo sperimentare la gioia di essere tutto di Cristo e tutti al servizio del suo vangelo, il cui annuncio passa anche attraverso l'esperienza del dolore e della sofferenza. Non sempre per questo vangelo possiamo operare nella massima libertà e farne parte chiunque. Nessuno, può essere costretto ad annunciare Cristo, ma tutti lo possono fare se si lasciano toccare dalla sua grazia e svolgere al meglio il ministero, secondo i carismi e doni ricevuti.

Sia questa la nostra preghiera conclusiva della riflessione di questa domenica, nella quale il nostro pensiero è rivolto in particolare ai nostri connazionali, che sono stati toccati dal dramma del terremoto: O Dio, tu sai come a stento ci raffiguriamo le cose terrestri, e con quale maggiore fatica possiamo rintracciare quelle del cielo; donaci la sapienza del tuo Spirito, perché da veri discepoli portiamo la nostra croce ogni giorno dietro il Cristo tuo Figlio". Quante croci sono state piantate nel cuore, nella vita e nella storia dei nostri fratelli nella fede e nell'umanità che sono stati segnati dalle ferite fisiche e morali del disastrose sisma del 24 agosto 2016. Gesù crocifisso sia conforto per tanti crocifissi della nostra Italia e del Mondo intero.