Non temete

"Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia".

Il Natale è rivelazione di Dio in Cristo Verbo incarnato: Dio venuto per amarci più da vicino, per salvarci dalla morte dal di dentro della morte,  Dio che si fa piccolo come un bimbo, un Signore da tenere in braccio e stringere a sé.
Gesù nasce in un contesto di sconforto e umiliazione, un tempo di schiavitù, in una nazione in rovina: proprio lì Dio si fa trovare umile e povero come noi, segno di speranza e consolazione del Padre verso i suoi figli.
Una grande gioia irrompe nella storia, una grande luce risplende nelle tenebre.
Nessuna tenebra può soffocarla.
Il Natale è la festa delle cose piccole che si rivelano molto più grandi di quelle spaventose ed enormi che ingombrano tutti i giorni dell'anno, e tutte le iniziative dell'uomo.
Una luce ci fa permette di percorrere il buio che abbiamo intorno man mano che muoviamo piccoli passi al Suo bagliore, è la Luce della fede. Natale è anche fatto di piccole cose che spesso il quotidiano tutto vissuto nevroticamente ci deruba,  un gesto di affetto che faccia sembrare lontana la solitudine, una tavola imbandita che ci fa sedere tutti insieme, un regalo, magari utile, che dimostri che non pensiamo solo a noi stessi, la preghiera dei bimbi che porta Gesù così vicino, un canto che riempie di armonia l'anima.
Per una volta il presente allontana la paura perché si colma di bene.
Sono cose piccole sciocche ma pur piccoli riverberi dell'effetto che l'eternità che è entrata nella storia.
La storia procede inesorabile con i suoi ritmi e la sua ferocia, ma l'eternità è così piccola da penetrare tutto.
Come un bimbo di casa, il più piccolo ma il centro intorno a cui tutto ruota.
Gesù delicatamente, con amore sussurrato, ricapitola tutto in sé. Nonostante tutto è Dio-con-noi, e beato chi non è così distratto da se stesso o dal chiasso del mondo da rinnovarne lo stupore.
Gesù viene deposto in una mangiatoia, una greppia così simile ad una culla.
Ma quel verbo, "deporre", ci colpisce nel profondo perché è il verbo dedicato ai cadaveri.
La greppia di Betlemme è profezia del Calvario.

Nella greppia c'è Lui, nella nostra morte c'è la sua Vita, nelle tenebre la Sua luce.
Dio sorregge il mondo.
Non temiamo se trema la terra, se vacillano i monti nel fondo del mare perché Dio è con noi (sal 46).
Non vincerà ciò che abbiamo attraversato, non vincerà il dolore, vinceremo noi in Cristo, attraverseremo quel dolore, sopporteremo le angosce, il disgusto per il male, il riso dei potenti che ci umilia ogni giorno, e entreremo nell'eternità, in quella piccolezza che vince le potenze del mondo.
Nel Natale ricordiamo che possiamo scegliere di rifiutare l'oscurità.
Perché siamo figli della Luce e possiamo scegliere di seguire il Figlio di Dio, possiamo scegliere di rinascere alla Sua stessa vita.
Dio continua a discendere fra noi e in noi, non sono finite le sue misericordie, Dio si incarna, nei Sacramenti vissuti con fedeltà, nella Parola del Signore letta e meditata con l'animo di Maria Santissima e con l'assenso obbedientissimo e silente di san Giuseppe.
Si incarna in chi, nel Suo Nome continua a sperare pur  soffrendo, in chi continua a testimoniare la propria fede pur nella persecuzione, in chi si mantiene fedele senza ricompensa, in chi dice la Verità che destabilizza gli ipocriti.
Dio suscita profeti.
I profeti non sono la luce vera, ma solo lampade, non sono Parola ma voce. Eppure Dio senza loro è inascoltato, impotente e sopraffatto dal rumore, nascosto.
E il profeta è colui che consola senza mentire, dona speranza senza illudere e proclama la Verità a costo della vita.
I profeti di oggi dovremmo essere noi Cristiani.
Dio si incarna in chi accoglie la vita, in chi continua a pregare, in chi canta come gli angeli la gioia di Dio per amore degli uomini, in chi canta e suscita preghiera nei cuori distratti, in chi ricostruisce dopo le macerie, in chi condivide il poco che rimane, in chi dice parole buone, in chi si fa vicino ai sofferenti.
Dio si incarna in ogni uomo che si dimostra veramente uomo e che non confida solo nell'essere uomo, in chi si "perde in Dio.
Dio, in Cristo, continua dare un senso alla storia, un senso alla nostra esistenza.

Don Marco Cristofori, da "La Voce che chiama - Dicembre 2012"